28/11/2015 13:51
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Alla fine, meglio tardi che mai. La Roma decide di prendere posizione: stavolta ha un sapore di (auto) critica e non di attacco alla cieca. Parla Mauro Baldissoni, il dg dei giallorossi, attraverso il canale ufficiale del club. Dice cose apparentemente scontate: «Scusate». Quanti ex dirigenti della Roma non l’hanno mai fatto? Scusate, si dice, è una parola sola che mette a posto tante situazioni, tiene buoni gli imbufaliti, chi ha pagato un biglietto, chi ha preso un aereo, chi ha speso denari per un abbonamento per pay tv. Tutti. Facile: «Scusate». Non facile se si pensa che questa Roma, quella americana per intenderci, quella parola facile facile da pronunciare, cioè scusate, non l’aveva mai detta finora e non era successo nemmeno a Garcia. Tutto ciò che è avvenuto di negativo è sempre stata colpa degli altri. Sempre. Mai un’auto-riflessione, mai un mettersi in discussione, sempre un motivo per tutto. Dal 26 maggio in su. Oggi è la società a cerca l’autocritica, lasciando un po’ Garcia spalle al muro. Perché alla fine, se tutto non va come deve, l’allenatore è il primo a rimetterci. E tra i vari nomi che si fanno per il dopo Rudi, si parla anche di Di Francesco. Che ha tutto per fare l’allenatore della Roma, nonostante a Trigoria tendano a non avvicinare uomini (fantasmi) del passato. Staremo a vedere. Intanto è il dg, anche se in riardo, a metterci la faccia. Ecco: «La partita di Barcellona può essere definita solo imbarazzante e ce ne dispiace. Posso chiedere scusa ai tifosi della Roma, a tutti, soprattutto a quelli che hanno viaggiato ed erano presenti allo stadio. Ci hanno dato una dimostrazione importante. Al Camp Nou hanno tenuto loro alta la bandiera della Roma perché la squadra non ci è riuscita e per questo chiediamo scusa». E’ un punto di (ri)partenza. Capire di aver sbagliato. Adesso non sarà semplice per i dirigenti decidere se l’errore lo abbia commesso l’allenatore, la squadra o se il peccato originale vada ricercato nella attuale classe dirigente. Ma se si opera una equa divisione come i pani e i pesci, è già qualcosa. Dichiarazioni diverse da quelle di Sabatini e Garcia nel post Barcellona.
MECCANISMO INCEPPATO La squadra non ha perso gli obiettivi, scudetto e qualificazione Champions restano alla portata. Però qualche certezza, dopo quel tremendo 6-1, è caduta e il futuro immediato preoccupa il gruppo, l’allenatore e i dirigenti che, fino a qualche giorno fa pensavano di aver costruito la più grande squadra del mondo e ora sono pronti a tappare qualche falla nel prossimo mercato invernale. Ma ben venga. Capire gli errori non è un errore, è la soluzione dell’errore. «Sono momenti di crescita: questa squadra dimostra di avere ogni tanto delle cadute inaspettate. Non è ancora terminato il processo di maturazione. Barcellona va accantonata ma non dimenticata. Siamo una squadra che ha degli obiettivi e che ha ancora la possibilità di raggiungerli. Obiettivi che costituirebbero un ulteriore miglioramento rispetto agli anni precedenti. Se passeremo il turno di Champions e lotteremo fino alla fine per lo scudetto vorrà dire che saremo migliorati».
RUDI SPALLE AL MURO Non dobbiamo perdere calma e lucidità. Qui non c'è l'apocalisse, qui non c'è la disperazione, qui non c'è l'ultima spiaggia. Qui c'è la voglia di superare una brutta figura che fa male a noi e alla squadra. E possiamo solo chiedere scusa ma dopo aver chiesto scusa dobbiamo tornare in campo a lavorare senza deprimerci». Con Garcia. «Gli allenatori e i giocatori vengono valutati per i risultati ma non domenica dopo domenica. Ogni partita non può cambiare giudizio su un allenatore o un giocatore. Alla lunga ognuno sarà responsabile dei risultati che porterà».