25/11/2015 13:39
IL TEMPO (A. SERAFINI) - Diventa difficile cancellare, soprattutto se serate come quelle di Barcellona continuano ad essere aggiunte ad una storia europea di grandi delusioni e pesanti sconfitte. Nessun dubbio che in questo momento storico la corazzata di Luis Enrique possa schiacciare e distruggere chiunque, ma i numeri restano impressi nella mente di chi batoste del genere le vive in prima persona. Dentro e fuori dal campo. Quindi diventa inutile nascondersi, meglio vuotare il sacco e cercare di essere più onesti possibili.
Walter Sabatini si presenta nuovamente dopo l'ennesimo passaggio a vuoto, forse più comprensibile in occasioni del genere, ma totalmente neutralizzato dal risultato finale: «È vero non ha funzionato nulla, forse dettato dal nostro d'animo che sembrava autorizzarci a perdere dopo il risultato del pomeriggio tra Bate Borisov e Bayer Leverkusen». Un'accusa chiara e diretta per definire la realtà dei fatti: alla Roma manca ancora troppo di personalità e abitudine a confrontarsi su certi livelli. Anche perché qualche faccia sorridente immortalata prima l'inizio del secondo tempo (e sotto di 3 gol) probabilmente poteva essere evitata. Il diesse però cerca di allentare la presa in vista della ripresa del campionato, perché se la disfatta di un anno fa contro il Bayern Monaco esaltò tutti i limiti caratteriali di questa squadra, quest'anno la Roma non può concedersi una situazione analoga. Sabatini per quanto difficile, ci prova: «Escludo la possibilità di un nuovo contraccolpo perché ci siamo già passati l'anno scorso e quindi dobbiamo saper porre immediatamente rimedio a un risultato così negativo senza piangersi addosso e senza parlare di autostima crollata». Anche perché non possono esserci alibi: «Abbiamo giocato contro una formazione straordinaria in un momento straordinario. Niente scuse, è una bruttissima botta ma siamo dispiaciuti e niente più. Da domani si ricomincia a lavorare, i giocatori della Roma possono fare di più».
Dopo aver salutato e ringraziato i circa 4000 tifosi giunti al Camp Nou (festanti e mai in silenzio anche dopo il triplice fischio) Sabatini ha fugacemente scambiato due battute con Luis Enrique: «Ci hai massacrato, ma mi hai fatto capire molte cose stasera», prima di concedersi un fitto colloquio con Garcia per discutere animatamente della partita. Nel frattempo Zanzi riceveva la telefonata del presidente Pallotta, amareggiato dall'epilogo e deciso nel monito da consegnare alla squadra la responsabilità di dover vincere obbligatoriamente l'ultima sfida con il Bate Borisov all'Olimpico. Nella lunga passerella tra il Camp Nou e il charter diretto nella capitale, si fermano i soliti volti noti. Il primo è Maicon, che dopo una prestazione molto più che negativa, non perde almeno lucidità e onestà: «Non abbiamo fatto niente per evitare un passivo così pesante, anzi il 6-1 finale è anche poco rispetto a quello che ha costruito il Barcellona». Faccia inevitabilmente scura anche per Florenzi: «Non abbiamo preparato correttamente la partita. Non ci aspettavamo di prendere 6 gol». Eppure è successo. Ancora.