22/12/2015 13:20
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Avanti così, senza intervenire. Ma, soprattutto, senza convinzione. Anche perché da Trigoria, ormai da 2 giorni, parte solo il messaggio meno compromettente e più innocuo: Garcia sarà regolarmente in panchina mercoledì 6 gennaio a Verona, prima trasferta del nuovo anno. Chievo-Roma spetterà ancora a lui. Nessuno, però, ci crede fino in fondo. Probabilmente anche gli stessi dirigenti giallorossi che si affannano a confermare il francese da domenica pomeriggio dopo il successo contro il Genoa. E ancor di più dopo la vittoria della Lazio a Milano contro l’Inter capolista. Perché l’attuale 5° posto non è più lo stesso di 9 giorni fa, dopo il pari prezioso del San Paolo contro il Napoli: ora la vetta della classifica è tornata visibile, solo 4 i punti di distacco dai nerazzurri. Il dg Baldissoni e il ds Sabatini non possono forzare la mano, esponendosi in pubblico. Il secondo ci ha provato con qualche frase che avrebbe fatto bene a non pronunciare: in un colpo solo, cilecca e figuraccia. Entrambi sanno che Pallotta, cioè la proprietà, è per l’esonero. Deluso e disgustato: questo è lo stato d’animo del presidente. Sempre lo stesso, da mercoledì a domenica: la prestazione per il successo ritrovato dopo 42 giorni non è stata molto diversa da quella dell’eliminazione lampo in Coppa Italia.
VIRATA IMPROVVISA In meno di 6 mesi proprio Pallotta ha cambiato idea. Se a giugno il presidente si è tenuto stretto Garcia, senza seguire Sabatini che provò a contattare alcuni tecnici, da Ancelotti a Sarri passando per Emery (e incassando 3 no), ora è per l’addio in corsa (ci pensò per la prima volta a fine settembre dopo la sconfitta di Borisov). Il rendimento della Roma, nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions, è stato bocciato dalla proprietà. Che rimprovera al francese l’involuzione della squadra che corre poco e gioca peggio. «Qualsiasi mia decisione non potrà mai basarsi solo sul risultato di una singola partita» chiarì Pallotta, giovedì scorso, al Messaggero.it. Insomma, la vittoria sul Genoa largamente incompleto, non basta per scagionare l’allenatore. Il presidente sposa la linea del pubblico dell’Olimpico: l’abbraccio del gruppo non lo ha intenerito. Stessa posizione dei tifosi che hanno fischiato vedendo quel comportamento poco spontaneo e tanto costruito.
RECIDIVA PERICOLOSA Prendere tempo per la seconda volta potrebbe risultare fatale: è il pensiero di Pallotta che chiede al suo management italiano di trovare al più presto la nuova guida. Errare è umano, perserverare a questo punto demenziale. Pure Baldissoni e Sabatini, con il secondo a tener aperti i contatti con altri allenatori, non sono più gli stessi di 6 mesi fa. Ora votano per Garcia. Anche loro, per la verità, hanno ormai preso atto delle lacune tattiche del francese. Che però non bastano per scaricarlo in anticipo. Sia il dg che il ds sono certi che cambiare durante la stagione potrebbe essere rischioso. Del resto ci sono già passati, dopo l’esonero di Zeman ad inizio 2013: la stagione si concluse con la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. I candidati per la panchina, poi, non convincono in toto. Sabatini prenderebbe Spalletti che però non sarebbe mai il traghettatore che la Roma vorrebbe per aspettare l’insediamento di Conte l’estate prossima. L’ex tecnico dello Zenit da oggi sarà libero di firmare per un altro club. Poche ore e sapremo. Baldissoni è il più contrario a questa soluzione. Si oppone al ritorno di chi, in passato, ha frequentato Trigoria. Meglio allora aspettare e rinviare. Anche perché l’Inter è a 4 punti e mancano 21 partite al traguardo. E se a gennaio arriveranno 2 terzini, 1 centrale difensivo e 1 esterno d’attacco (in ballo Kolasinac, Juan Jesus, Perotti, Sansone e Defrel), anche con Garcia sarà possibile lottare per lo scudetto. Iturbe, intanto, è in Inghilterra per non tornare più: ieri visite mediche con il Watford prima del rilancio Bournemouth. Rudi spera invece di restare in Francia solo per le vacanze. A Trigoria dovrebbe rientrare martedì 29. Dovrebbe.