10/12/2015 13:57
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Aveva promesso i lupi, Garcia, ma sotto la collina di Monte Mario si sono viste soltanto pecorelle smarrite. Con un pastore incapace di pascolarle a mestiere. Uragano di fischi (e non solo alla pecorara...) sia all’intervallo che alla fine, nonostante la qualificazione. Un segnale chiarissimo di ciò che pensa oggi la gente che ha una Lupa tatuata sul cuore sul conto della squadra. Roma impresentabile, ancora una volta. Incapace, duole dirlo, di tener testa tatticamente (e non solo) anche ad una modesta formazione bielorussa. Da una parte un gruppo con un filo di gioco ragionato; dall’altra approssimazione in ogni mossa. Dal primo all’ultimo minuto. Doveva essere la partita da vincere a tutti i costi («Vinceremo», aveva sentenziato il francese alla vigilia, infischiandosene della scaramanzia) per la gloria e per le casse sociali, ma l’appuntamento finale della fase a gironi si è rivelato per la Roma un altro flop dal punto di vista del gioco (gioco?).
La squadra di Rudi ha provato in tutti i modi a perdere la gara, ha fornito occasioni su occasioni ai bielorussi (decisivo Szczesny) ed ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare quando si è trovata a tu per tu con il portiere avversario; alla fine, però, è arrivato un pareggio che porta i giallorossi agli ottavi di finale con un punteggio minimo in classifica. Obbligatorio un sentito grazie al Barcellona dell’ex Luis Enrique, però. Ecco perché l’Olimpico, nonostante il passaggio del turno, ha duramente contestato la Roma, tutta la Roma. Non era mai capitata, probabilmente, una cosa del genere: la prova/conferma che i tifosi ragionano al di là dei risultati, che vorrebbero andare allo stadio e divertirsi invece di soffrire ad ogni attacco degli avversari. Se non altro, sarà contento Pallotta che potrà portare in cassa un bel mucchietto di milioni di euro. La speranza, ora, è che gran parte del montepremi venga utilizzato per rinforzare la squadra. E la panchina.