17/12/2015 14:02
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Spariti. Dissolti. Impotenti. Tanto da far gridare «che pippe!» a un bambino inquadrato dalle telecamere in tribuna. La Roma non c’è più e ora come ora non è in grado di battere nessuno. Neppure lo Spezia, che se ne va felice ai quarti di Coppa Italia vincendo ai rigori la gara dell’Olimpico, col sogno possibile di arrivare almeno fino in semifinale visto che la prossima avversaria dei liguri sarà l’Alessandria.
Per i giallorossi c’era un’autostrada aperta verso la finale, invece si sono arresi al primo ostacolo. Eliminati da una squadra di metà classifica in serie B e priva del suo miglior giocatore (Calaiò). La banda di Garcia è riuscita a scrivere anche questa pagina vergognosa in una stagione che ha del surreale. Ci vorrebbe uno scienziato, o un ingegnere, o forse uno psicologo per spiegare cosa sia accaduto dopo il derby dell’8 novembre, con i giallorossi a un punto dalla vetta della serie A dopo averla guidata per un turno: da allora, in poco più di un mese, la Roma non ha vinto una partita su sette giocate, ha segnato la miseria di quattro gol, di cui solo uno su azione con Dzeko, ma quando il Barcellona era avanti di sei gol. Ieri il terzo 0-0 consecutivo dopo quelli con Bate Borisov e Napoli, ma stavolta è arrivato l’epilogo amarissimo dal dischetto. I bosniaci Pjanic e Dzeko sbagliano i primi due rigori, lo Spezia fa sempre centro e Acampora butta dentro il pallone decisivo che fa esplodere la festa dei 2mila tifosi al seguito, increduli in Curva Nord.
Era dalla stagione 2000/01 che la Roma non usciva al primo turno della Coppa Italia, eliminata dall’Atalanta ma in due partite. Poi quella squadra vinse lo scudetto, impresa che solo pensarla adesso viene da sorridere. Sempre contro i bergamaschi nel 1998/99 l’ultima volta in cui i giallorossi sono usciti per mano di una squadra di serie B, anche allora ai rigori.
Il risultato di ieri condanna un gruppo senza gambe, testa, fiducia, idee, coraggio. Imbarazzante il (non) gioco prodotto per 120’, nessuna occasione da gol limpida creata e un paio per lo Spezia sventate da Castan e Rudiger. Nessuno in campo sa più prendersi responsabilità. E tutti sembrano involuti rispetto a inizio anno: da Dzeko, costretto a fare il difensore, a Pjanic, da Digne a Salah, nella Roma di oggi peggiorano tutti. E ormai diventa facile per un Di Carlo qualsiasi mettere in difficoltà gli uomini di Garcia: basta sistemarsi con ordine nella propria metà campo, abbozzare un po’ di pressing per abbassare il ritmo e ripartire.
Neppure i giocatori che dovevano essere «freschi» hanno portato una svolta. Anzi: Vainqueur, Emerson (sostituiti), Uçan, Rudiger e Castan hanno chiuso la partita con i crampi. Va bene la disabitudine alla partita, ma qualcosa negli allenamenti non sta funzionando evidentemente.
Le colpe del tecnico sono ormai lampanti. Di schemi non si vede l’ombra, le uniche gare in cui la Roma prova a salvare la faccia sono quelle in cui può difendersi, vedi Napoli. Quando è chiamata a fare la partita, sbatte contro un muro, chiunque ci sia davanti.
Anche il giudizio sulla rosa va rivisto. Il ko con lo Spezia dice che le riserve non sono all’altezza neppure dei titolari «spremuti». La nave sta affondando. Ai dirigenti il compito di tenerla a galla.