LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Nella giornata degli ex, che ancora ex non sono del tutto perché di proprietà della Roma, sul banco degli imputati del grande processo scattato in città sale inesorabilmente anche Edin Dzeko. E così sull’ingombrante sfondo della rinascita
di Ljajic, con l’Inter, e di Destro, col Bologna, la parte di capitale colorata di giallorosso si interroga su cosa sia successo al centravanti il cui arrivo tanto aveva fatto sognare la scorsa estate. Le occasioni sbagliate a Torino, incastrate all’interno di una stagione ancora evanescente dal punto di vista delle realizzazioni (tre in campionato, di cui due su rigore) aprono un dibattito su social network e radio private, tra chi ritiene che si siano sopravvalutate le qualità del bosniaco, a chi addita l’ambiente di Roma, sempre pronto ad esser usato come capro espiatorio, di rovinare tutti i giocatori.
La risposta al perché di tale rendimento che si danno dentro Trigoria i dirigenti, con in cima Pallotta, è che Garcia non sia in grado di valorizzare un attaccante del calibro di Dzeko, che a forza di doversi dannare in campo per trovare la sua dimensione, in un sistema di gioco che latita, si starebbe demoralizzando. Un problema serio, che sta facendo ulteriormente riflettere i vertici del club sull’opportunità di allontanare il tecnico, per
salvare il soldato Dzeko, per non buttare via del tutto la stagione, facendo, tra l’altro, svalutare anche i giocatori più forti.