09/12/2015 13:29
IL TEMPO (A. SERAFINI) - Testa alta e sguardo sempre fisso sull'interlocutore. Non è un caso che Edin Dzeko si sforzi a capire le domande in italiano prima di chiedere aiuto all'interprete. Eppure, nonostante una professionalità mai messa in dubbio e notata sin dai primi allenamenti a Trigoria, anche il gigante bosniaco sembra essersi incagliato nei consueti e travagliati alti e bassi romanisti.
Per ora i numeri continuano a scontrarsi con le aspettative: soltanto 5 gol tra campionato e Champions League (2 su calcio di rigore), conditi da qualche errore di troppo sotto porta e da una incapacità inconfutabile della squadra nel riuscirne a sfruttare tutte le doti e potenzialità. Dzeko però non ha bisogno di trovare alibi, perché se l'autocritica parte dai giocatori più rappresentativi e di personalità della squadra, allora l'insegnamento può servire da esempio per tutti: «Se segno poco la colpa è soltanto mia e non dei miei compagni - ammette il ventinovenne - perché avrei dovuto e potuto fare meglio in certe occasioni. Però continuo a guardare positivamente al futuro, sono sicuro che i gol arriveranno».
Mentre al suo fianco Garcia ascolta annuendo con la testa, a Dzeko fanno notare come la critica non abbia risparmiato neanche lui, definendolo talvolta un giocatore triste in mezzo al campo, soprattutto negli atteggiamenti. Definizione che gli fa cambiare espressione: «Non sono felice per me e per la squadra - ammette - ma io odio la parola "perdere", io odio perdere. C'è rammarico perché so che la squadra è forte e può vincere ogni partita. Dobbiamo farlo di più».
Adesso in quattro giorni la sua Roma si giocherà una bella fetta della stagione, passando oggi dal dentro o fuori europeo con il Bate Borisov, fino al banco di prova in campionato domenica al San Paolo con il Napoli. Sbagliare ancora non è assolutamente concesso. «Con il Bate inizierà un nuovo capitolo di questa squadra. Siamo partiti bene poi nelle ultime settimane abbiamo rallentando perdendo troppi punti. Sentiamo di meritare le critiche, ma la stagione non finisce qui. Dobbiamo dimostrare di avere carattere perché sono sicuro che alla fine noi ci saremo». Ribadesice poi che soltanto l'unità di intenti può aiutarti ad arrivare al traguardo finale: «Non credo che ci sia un problema particolare di squadra. Io ho giocato in tanti club e in tanti modi. Se uno è forte, lo è comunque. Sono critico con me stesso e accetto la situazione, da questa gara ci rialzeremo e tornerò a fare gol».
D'altronde dopo la beffa finale a Torino e la pioggia di critiche piovuta su di lui (qualcuna anche molto pesante arrivata direttamente sui profili social personali) per quegli errori che avrebbero potuto chiudere anticipatamente la gara, migliorare sembra più una necessità che una soluzione: «Non è la prima volta che mi trovo in un contesto in cui si vivono delle difficoltà, a volte ci penso mentre torno a casa, ma l'importante è non farlo troppo». Anche perché la realtà dei fatti è ben conosciuta soprattutto all'interno dello spogliatoio: «È ovvio che se continueremo a giocare così non potremmo pensare di vincere lo scudetto - conclude Dzeko - ma non mi sembra che venga assegnato a dicembre. Di tempo ce n'è per ritornare a vincere, faremo sicuramente meglio e rialzeremo la testa».
Nello specifico lui non sembra mai averla abbassata, a Roma è felice e non a caso ha deciso di comprare casa pensando al futuro. L'impresa più difficile sarà sobbarcarsi un peso che non tutti a Trigoria sono pronti o capaci a sostenere. Almeno questo nessuno potrà negarglielo.