09/12/2015 13:49
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Sarà forse per l’importanza della gara. O perché in momenti di difficoltà ci si aggrappa anche alla scaramanzia. Fatto sta che per l’occasione, Rudi Garcia decide di rispolverare antichi (e fortunati) refrain: «Questa partita è un po' come un derby. Non si gioca, si vince». E poi: «Dobbiamo dimostrare la nostra fame. Gli undici lupi che inizieranno e i tre che forse entreranno e i diciotto che spingeranno dalla panchina con tutto lo staff, faranno in modo di raggiungere uno degli obiettivi della stagione, qualificarsi per gli ottavi di Champions». Chiudendo gli occhi, se non fosse per l’inconfondibile accento francese, si rischierebbe di confondere Rudi con altri allenatori giallorossi di un passato, più o meno recente. Ma tant’è: la ‘grande partita’ (copyright di Pallotta) viene attesa a Trigoria come una svolta e una rivalsa. Svolta perché da un momento d’involuzione tecnico, tattico e fisico come quello che stanno vivendo i giallorossi, si esce – bramando la sosta e aspettando poi il mercato di gennaio – soltanto con i risultati. Rivalsa perché una volta approdati agli ottavi, sarà più semplice per il club (che ieri ha presentato il suo nuovo sito internet) schivare le critiche, cancellando all’istante la figuraccia in Bielorussia (2-3), la rimonta subita con il Leverkusen (da 4-2 a 4-4), l’umiliazione del Camp Nou (1-6), i 16 gol subiti in 5 partite, senza contare la brusca frenata in campionato.
Per questo Garcia non vuole nemmeno prendere in considerazione uno scenario che non preveda l’approdo agli ottavi: «Fallimento in caso di mancata qualificazione? Abbiamo già giocato la partita? No. Penso solo a vincere e vinceremo!». Per riuscirci, questa sera più che più mai, saranno necessari i gol di Dzeko. Il bosniaco non è uno che parla per slogan. Ed è apprezzabile l’autocritica che emerge dalle sue parole: «Se non segno è solo colpa mia. Avrei dovuto fare meglio in alcune occasioni ma sono ottimista, sono sicuro che i gol arriveranno». Se Icardi in passato si è lamentato del gioco dell’Inter poco funzionale alle sue caratteristiche, l’ex City non cerca alibi: «Ho giocato in tanti modi e in tante squadre, se uno è forte lo è sempre. Anche in passato ho avuto periodi così, quando torno a casa ci penso ma ora voglio solo fare meglio e tornare a segnare». Schietto e sincero come quando parla della corsa allo scudetto: «Se siamo in grado di vincerlo? Se giocheremo come nelle ultime partite sicuramente no, ma sono convinto che possiamo fare meglio. Il campionato poi non si vince a dicembre, bisognerà vedere a fine stagione come sarà andata». Garcia vicino a lui sembra quasi tirare un sospiro di sollievo e aggiunge: «La squadra può dare ad Edin più colpi da sparare. Dobbiamo continuare a produrre gioco e a dargli occasioni: è il nostro leader d’attacco».
Quello societario (Pallotta) lo ha invece incontrato lunedì a cena: «Con James siamo andati a mangiare insieme ma ci sentiamo spesso. Se la mia panchina scricchiola? La panchina mi interessa solo per i tre giocatori che posso far entrare. Ho altre battaglie da vincere, non solo quella con il Bate». E a proposito del presidente (che ieri ha visto il team manager Zubiria, il preparatore atletico Norman e gli uomini della comunicazione e in tarda mattinata potrebbe incontrare la squadra per un fugace saluto in hotel; poi, nel pomeriggio, alle 17 sarà ricevuto dal commissario prefettizio Tronca al Campidoglio): «Con lui - assicura il tecnico - siamo più forti. Abbiamo tanta fame, ci aiuteranno anche i tifosi». Un auspicio che rischia di rimanere tale: si profila il solito e malinconico Olimpico formato acquario con 30mila presenze