17/12/2015 15:47
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Adesso basta! Fine dei giochi, fine dell'avventura di Rudi Garcia. Via tutti: staffa, preparatori o presunti tali, traduttori, radioline, signorine. Tutti a casa e basta alibi. Anche la pazienza dei tifosi romanisti ha un limite. Un popolo messo a dura prova come mai prima da questa squadra e dal suo «condottiero»: Garcia, da ieri ribattezzato «The Spezial One», per la prima volta (almeno quello) ha ammesso di aver giocato una partita di m....
L'orgoglio della gente giallorossa è stato torturato, con cura certosina, proprio dagli interpreti che avevano fatta diventare questa Roma una meravigliosa macchina da gol (fa anche più rabbia) e che adesso assistono inermi allo «scollamento» di una squadra che si consuma come una candela. Eppure ci eravamo sforzati nel cercare qualcosa di positivo dal pareggio di Napoli nonostante una partita brutta, faticosa, senza un tiro in porta, giocata come una provinciale da fondo classifica.
Ma l'eliminazione dalla Coppa Italia ci ha riportato alla realtà e conclamato una crisi ormai senza fine: bisogna cambiare e farlo in fretta. Non siamo mai stati favorevoli (e non abbiamo cambiato idea) alla linea del «è tutta colpa dell'allenatore» e alla teoria secondo la quale mandare via Garcia sarebbe la soluzione a tutti i mali. Ma al momento, vista l'irreversibilità del problema, è l'unica cosa che questa società può fare. Non c'è alternativa, anche se cambiare in corsa a metà stagione rischia di compromettere anche quella successiva. Ma è chiaro che questo allenatore non ha più in mano la squadra, come è ormai assodata la sua incapacità di cambiare qualcosa, tantomeno in corsa.
E se la sensazione che la squadra ieri gli abbia «giocato contro» è forte ma difficile da provare (chiedere a Pjanic e Dzeko), l'assenza di qualcuno, a parte timidamente De Sanctis, che nel dopo gara si sia schierato al fianco del tecnico, abbia detto una parola per difenderlo e dividere con lui le responsabilità, è un fatto incontrovertibile. Garcia è solo. Solo con i suoi errori, solo con le sue certezze e con quel modo di fare calcio che la Roma non riesce più a capire.
Il problema, ora come prima, è COME cambiare. C'è il rischio che per smetterla con i voli pindarici, le belle idee irrealizzabili (Luis Enrique, Zeman e lo stesso Garcia), si rischi di finire nelle mani di qualche «vecchio» bollito. Sarebbe un errore imperdonabile che questa Roma non può permettersi. La squadra? I conti con loro si faranno dopo e sarà compito del nuovo allenatore rimettere in riga un gruppo al quale è riduttivo dire che manchi «solo» un leader. No, a questa squadra mancano gli attributi e quella è roba che non si può comprare al mercato.