Dirigenti, tecnico e giocatori. La Roma è tutta da cambiare

11/01/2016 16:15

IL MESSAGGERO (M. CAPUTI) - Gli alibi sono finiti. Anche se questo folle campionato la mantiene ancora in teorica corsa, la Roma italo americana è spalle al muro. Sono tutti colpevoli.

La società. Filosofie e progetti di un calcio nuovo sbandierati e poi mutati in pochi mesi. Scelte sugli allenatori sbagliate, partendo da Luis Enrique troppo giovane, per passare a Zeman preso solo per accontentare la piazza, finendo con confermato a giugno scorso nonostante la sfiducia evidente. La squadra è stata costruita e smontata a ogni stagione, senza un criterio che si sia rilevato vincente e corretto, con acquisti di decine di calciatori inutili di cui si è persa traccia. Il tetto ingaggi è spropositato per risultati e qualità. Un presidente assente il cui unico obiettivo appare lo stadio e che, se viene a Roma, non mette piede a Trigoria. Distacco totale con la piazzae rottura con i tifosi che disertano lo stadio. In cinque anni un solo e unico segno di continuità: la plusvalenza.

L’allenatore. Il campanello d’allarme è suonato il primo anno quando, a secondo posto acquisito, concesse alla squadra di staccare la spina, terminando con il pesante di stacco di diciassette punti dalla . Un segno di debolezza confermato con il passare dei mesi, visto che non è mai più riuscito ad avere il controllo di giocatori e squadra. Come un campionato fa, a novembre, il crollo e l’incapacità a trovare soluzioni efficaci. Unico tormentone: la preparazione fisica e gli infortuni. In tre anni non è riuscito a cambiare nulla, la prevedibilità tattica e la totale mancanza di organizzazione difensiva sono tali che affrontare la Roma e metterla in difficoltà è un gioco da ragazzi.

I calciatori. In pochi si sono assunti responsabilità, e in tanti sono stati sopravvalutati. Lapersonalità latita,come debole è l’impegno negli allenamenti.