13/01/2016 13:13
LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Chissà se il destino era già scritto, e se davvero doveva andare così. “Mi sono sempre augurato di concludere la mia carriera con Luciano”, scriveva Francesco Totti in un messaggio di saluto, a margine delle dimissioni di Spalletti. Parole che oggi suonano come un presagio. A distanza di 6 anni e mezzo quel desiderio che sembrava impossibile torna infatti prepotentemente vivo e a un passo dall’esser realizzato. Il tecnico toscano in queste ore è a Miami per trattare con Pallotta il suo contratto e, soprattutto, i margini d’azione all’interno di Trigoria che l’allenatore vorrebbe ampi e senza troppe interferenze, mantenendo un rapporto diretto proprio con il presidente. Grazie all’esperienza in Russia, Luciano è più maturo, parla benissimo l’inglese e ha acquisito anche capacità manageriali. E a Roma il primo a tifare per una felice conclusione della vicenda è proprio Totti, rimasto molto legato al toscano. Spalletti i primi tempi rimproverava al capitano giallorosso e a De Rossi di avergli fatto una specie di fronda, immerso ormai com’era nell’inseguimento di fantasmi e nemici. Poi, gradualmente, i rapporti sono tornati molto buoni, sulla base di una stima reciproca e della consapevolezza di aver condiviso uno dei periodi più belli delle carriere di tutti e tre. Così Francesco e Daniele sono pronti ad accoglierlo a braccia aperte, anche se umanamente vivono con dispiacere il fallimento di Garcia. Lo considerano una brava persona, e, soprattutto, a far discutere è la tempistica della decisione di esonerare il francese, visto che lo spogliatoio era convinto che il licenziamento arrivasse prima di Natale, dopo la gara col Genoa. E già sapevano che quello più papabile per la successione era proprio Spalletti. Garcia continua a dirigere gli allenamenti, mentre in città i tifosi restano incollati su radio e siti internet per non perdere il momento in cui verrà annunciato l’esonero e il conseguente arrivo del nuovo allenatore. È un po’ questo il paradosso.