Il lungo addio

13/01/2016 13:31

LEGGO (F. BALZANI) - Urla, distribuisce fratini, chiede più precisione al tiro. Apparentemente ieri per , sotto il sole di Trigoria, sembra non essere cambiato nulla. C’è lui, e non Alberto , a dirigere la seduta mattutina. «Ma come fa ad accettare una cosa del genere?» si domandano i venti tifosi scarsi fuori i cancelli. Il francese in effetti sembra un ologramma: si vede, ma tutti sanno che non è più l’allenatore della Roma. Nel frattempo, nel mondo reale, Spalletti si imbarca per Miami con la penna in mano e un contratto da firmare. Paradossi tipici della gestione americana. Ma torniamo a . Perché, messe da parte le apparenze, la sostanza è chiara: quella di ieri è stata l’ultima (o tutt’al più la penultima) giornata di Rudi in giallorosso. È finita così 944 giorni dopo. Nemmeno mille, per far contento Baglioni. Una storia d’amore iniziata coi fuochi d’artificio: 10 vittorie di fila sulle macerie del 26 maggio, la chiesa al centro del villaggio, uno scudetto mollato solo di fronte alla dei record e la sensazione di aver trovato il «Ferguson italiano». Tanto da meritare un rinnovo al 2018 a cifre raddoppiate. Il 2˚ anno ha fatto sentire i primi scricchiolii dopo la sconfitta con la e la batosta col Bayern. Avvisaglie di crepe ben più profonde tappate dalla vittoria salva nel derby (a proposito Rudi lascia senza averne perso nemmeno uno). Poi la conferenza prima di Roma-Palermo del 30 maggio, data che segna l’inizio della fine della storia. Trascinata fino ad oggi, senza un motivo se non quello economico. «Vi ricorderete di lui tra qualche tempo - avvisa la fidanzata Francesca Brienza - È già successo in queste piazza, anche con Spalletti che ora tutti vogliono. Rudi ha sempre amato la Roma e non ha preso in giro nessuno. Ora onore a chi verrà». L’ultimo bacio però potrebbe arrivare solo stasera perché l’annuncio dell’esonero di è previsto dopo le 18, quando la Borsa sarà chiusa e quando finirà l’allenamento pomeridiano. Ieri a pranzo Rudi ha parlato a lungo con . Il ds gli ha spiegato come stanno le cose e gli ha chiesto di guidare la squadra fino alla firma del nuovo allenatore con il rischio (minimo) di sedere addirittura in panchina domenica. ha detto sì e alle 15 in palestra ha parlato per mezz’ora ai giocatori (Gervinho è stato il primo ad andare via alle 15,38): «Siamo professionisti e dobbiamo lavorare bene. La mia situazione non vi deve condizionare. Ci vediamo domani». Forse. Per l’ultima volta.