15/01/2016 13:12
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Siamo a gennaio eppure sembra la partenza del ritiro estivo. Non solo per il clima, tutt’altro che invernale, ma per il modo in cui Spalletti rimette in movimento la Roma dopo aver percorso in aereo 16mila chilometri in due giorni. «Era ora» commentano in coro i dirigenti entusiasti e qualche giocatore non più abituato a un certo tipo di lavoro sul campo: nelle quasi due ore d’allenamento dirette dal toscano ieri pomeriggio si sono rivisti sudore, intensità, tanta tattica. «All’inizio non poteva che essere così - spiega il tecnico di Certaldo - ma i segnali sono positivi. Non voglio che nessuno parli di un problema fisico, i ragazzi stanno molto bene, è un dato di fatto, percui non ci sono alibi». A Garcia saranno fischiate le orecchie.
IMPATTO - Raggiunto l’accordo con Pallotta a Miami per un contratto di 18 mesi che gli farà guadagnare circa 4.5 milioni di euro netti complessivi, l’uomo di Certaldo è atterrato a Fiumicino intorno a mezzogiorno insieme al dg Baldissoni. All’aeroporto ha trovato l’accoglienza calorosa di una cinquantina di tifosi che gli hanno urlato: «Falli correre, prendili a calci in c...», riferendosi ai giocatori. «Non mi sono mai staccato dalla Roma - riconosce il tecnico - ed è un’emozione tornare: ora però abbiamo bisogno del vostro supporto allo stadio». A Trigoria ha firmato e pranzato con i dirigenti, poi ha preso possesso dell’ufficio appena liberato da Garcia prima di rimettersi la tuta e debuttare in campo. Altri tifosi l’hanno aspettato fuori dal centro sportivo in serata, ma Luciano ha dormito nel pensionato all’interno visto che ci sono parecchie cose da impostare. La prima decisione: il ritiro pre-partita si farà al Bernardini, niente hotel dove amava spostarsi Rudi. Proiettandosi già al futuro, ha dato l’ok al ritiro estivo di Pinzolo che sarà più lungo rispetto all’anno scorso, mentre sarà costretto ad accettare la tournée in Asia o America, se non addirittura due visto che la società sta pensando di organizzarne una a maggio dopo il termine del campionato. Nel primo giorno di lavoro lo hanno seguito i collaboratori storici Domenichini e Baldini, presto ne arriveranno altri due per curare ancora meglio l’addestramento tattico: i prescelti sono Pane e Birindelli, ex allievi di Spalletti quando allenava all’Empoli, ma il secondo sta trovando difficoltà a liberarsi dal Trapani (lì cura il settore giovanile) e allora, un po’ a sorpresa, il tecnico ha già chiesto e ottenuto il «sì» di Andreazzoli (ancora sotto contratto) a tornare.
CRESCITA - Oltre ai nuovi metodi nella preparazione atletica portati da Norman e Lippie, al supporto dei dati dell’analista Beccaccioli e dello scout Fioranelli, il tecnico ha scoperto quanto è cambiata Trigoria da quando l’ha lasciata oltre sei anni fa. «Vi faccio i complimenti - ha riconosciuto a Roma Tv - vedo che tutto è migliorato». Nel suo giro perlustrativo nelle varie stanze ha salutato ogni singolo dipendente, qualcuno nuovo e qualcuno conosciuto, poi accompagnato da Baldissoni e il team manager Zubiria ha stretto la mano, uno per uno, ai giocatori nella nuova palestra. Con Totti e De Rossi ha riso e scherzato, a Maicon ha fatto addirittura un accenno di inchino: lo sguardo di rispetto tra i due promette bene, anche se il brasiliano non sarà disponibile domenica contro il Verona, al pari di Uçan, Keita, Gervinho e Strootman. Già, l’olandese che Spalletti vorrebbe utilizzare il prima possibile: si sta allenando con la Primavera e il tecnico è andato ad osservarlo e salutarlo nel campo dove lavoravano i ragazzi agli ordini di Alberto De Rossi.
TATTICA - La prima «lezione» al computer l’ha fatta a Miami davanti al presidente, il suo braccio destro Zecca e Baldissoni. «Nel calcio è difficile cambiare premendo un interruttore. Penso che il problema attuale della Roma sia soprattutto mentale, spero che ritoccando i tasti giusti si possa ritrovare spirito e carattere: contano più di moduli e numeri». Ieri si è occupato personalmente di esercitare l’attacco, mentre Domenichini e Baldini pensavano a difesa e centrocampo. Poi in una partitella 10 contro 11 ha fatto capire di voler ripartire dal 4-3-3, anche se nella squadra in inferiorità numerica è stata provata la coppia Pjanic-Nainggolan in mediana. Prime indicazioni preziosa: Florenzi nel tridente d’attacco, coppia Manolas-Rudiger confermata. Sabatini, ai limiti dell’estasiato, ha seguito la seduta passo dopo passo e ha ripreso a impostare il mercato insieme all’allenatore, trovandosi d’accordo su vari aspetti. E quando s’è sentito chiedere da Spalletti perché Iturbe è andato via, ha capito di essere sulla stessa lunghezza d’onda.
YES WE CAN - E Pallotta? Definisce Spalletti «un allenatore vincente, che ha collezionato una lunga serie di successi. Non vediamo l’ora di lavorare insieme per portare la Roma dove riteniamo meriti di stare». Il toscano, da par suo, descrive il presidente come «una persona con un entusiasmo eccezionale che nonostante la distanza ci mette passione e cuore». Se saranno davvero rose e fiori dipenderà dai risultati e c’ha pensato Zeman ad avvisare il toscano: «Troverà gli stessi problemi che non m’hanno consentito di lavorare». L’uomo di Certaldo fa finta di non sentire e punta alla Champions. «In campionato ci sono squadre che giocano bene e dobbiamo farlo anche noi per stare al loro livello. Scudetto? Intanto dobbiamo riguadagnarci il rispetto di tutti. Sento troppi discorsi in giro». Domani in conferenza stampa avrà modo di spiegare meglio, aspettando di riscoprire l’effetto dell’Olimpico. Anche quello è cambiato, purtroppo in peggio.