22/01/2016 13:47
LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA/M. PINCI) E' praticamente da un girone che i romanisti aspettano Edin Dzeko. Quel gol realizzato contro la Juventus alla seconda giornata di campionato, illuse la città giallorossa, disegnando scenari su uno sfondo di sogni poi completamente disattesi. Sia come obiettivi di squadra, sia per il rendimento del giocatore. Il bosniaco è fermo a tre reti, la prima (e unica) realizzata su azione risale proprio a quel 30 agosto, data scolpita nella memoria collettiva come la grande illusione stagionale. Diciannove partite dopo sono svanite tante delle speranze cullate in estate, e domani sera, a Torino, Spalletti cercherà di limitare i danni, contro la squadra al momento più in forma del campionato. Un finale già scritto? Chi non vuole arrendersi a questo e sta dando l’esempio ai più giovani colleghi è quel Francesco Totti forse un po’ troppo dimenticato da critica e tifoseria. Sicuramente non dal tecnico toscano, che nelle prove tattiche di ieri l’ha addirittura provato nella formazione titolare di quel 3-5-2 che tanto sembra solleticare il mister. Forse soltanto un’idea, dettata dalla voglia di restituire brillantezza al capitano dopo il lunghissimo stop per l’infortunio al tendine. O forse la tentazione di affidarsi a chi i movimenti richiesti dal tecnico li conosce a memoria. E magari può raccontarli - anche mostrandoglieli in allenamento - al collega neofita di dottrina spallettiana. Che in questo caso è proprio Dzeko. Francesco crede tanto nel collega, lo incita, gli fa vedere la posizione da tenere, e lo aiuta a capire in fretta quello che il nuovo tecnico si aspetta da lui. E gli ha assicurato che con Spalletti tornerà a segnare. Un tutor di livello, che Edin apprezza e ammira, sentendosi onorato di poter imparare da lui. Un po’ come Pjanic, che è il miglior amico del centravanti, e che a questo ha trasmesso l’amore per il numero dieci romanista. Tra l’altro Totti e Dzeko sono uniti dall’essere i marcatori delle ultime due vittorie sulla Juventus in campionato: Francesco la giustiziò nel 2013, il bosniaco, come ricordato, lo scorso 30 agosto