20/02/2016 14:20
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Dobbiamo essere più concreti: la differenza è stata tutta lì». Spalletti indica lo specchio della porta avversaria ai suoi giocatori. E gli chiede efficacia e lucidità al momento di concludere. Perché la crescita della Roma non deve passare solo nell’attenzione e nell’organizzazione difensiva. Serve anche l’altra fase per completare il percorso: contro il Real, nonostante lo sforzo fatto con pressing e ripartenze, di chance ne ha contate poche. E, nel paragone con gli avversari sicuramente più precisi, sono state anche sfruttate male.
TIRO AL BERSAGLIO - Lucio, fin dal giorno del suo insediamento a Trigoria, ha lavorato sui movimenti degli attaccanti. Si è messo in mezzo a loro per partecipare, di persona, all’addestramento e spiegare come arrivare alla conclusione. Spesso, pure in conferenza stampa, ha chiarito che anche gli esterni devono lasciare la fascia per andare al tiro. Esercitazioni sui tagli e sulle verticalizzazioni, a prescindere se in campo ci sia Dzeko o no. Bisogna avere più opzioni nella finalizzazione, per non scaricare ogni responsabilità solo sul centravanti. Che, da qui al traguardo, è comunque chiamato a ritrovare la mira per regalare alla Roma i gol da podio Champions. Perché, come dimostra la posizione in classifica, non sono sufficienti i 17 marcatori diversi della stagione (18, contando anche la Champions).
MEDIA AL RIBASSO - La Roma ha chiuso l’ultima giornata del torneo con il 2° miglior attacco: 47 gol in 25 match contro i 53 del Napoli. Ha sorpassato la Juve prima in classifica che ieri sera, dopo l’anticipo al Dall’Ara contro il Bologna (0 a 0), è rimasta sotto di 1 (46 reti, con 1 gara in più). Il trend del gruppo giallorosso, però, non è più quello di inizio stagione. La gestione Garcia, in 26 incontri (19 di campionato, 6 di Champions e 1 di Coppa Italia), ha raccolto 47 gol, cioè 1,8 a partita. Nella nuova éra Spalletti, invece, sono stati 11 in 7 match (6 in A e 1 in Champions), quindi 1,57. Il calo nelle realizzazioni è più evidente se si considerano le prime 7 gare dell’annata (6 di campionato e 1 di Champions): 14 reti e dunque 2 di media. Il paragone è abbastanza indicativo perché sono le stesse avversarie di serie A, più il Barcellona a settembre e il Real adesso, entrambe ospiti all’Olimpico.
EQUIVOCO TATTICO - Anche per questo Lucio, proprio prendendo atto dei numeri (e delle occasioni create), pretende il salto di qualità dagli specialisti. A cominciare da Dzeko che, fuori inizialmente contro il Real, riavrà il posto da titolare domani contro il Palermo. L’obiettivo dell’allenatore, come ha più volte ripetuto in pubblico, è metterlo nella condizione ideale di poter tornare il finalizzatore principe e non solo il riferimento avanzato. Più che il sistema di gioco sul rendimento del centravanti sembra pesare il partner. Spesso la Roma usa gli esterni più che la seconda punta. Probabilmente il bosniaco si trova meglio quando può contare sulla vicinanza di un compagno. A dirlo sono le cifre che hanno accompagnato la sua carriera: il top lo ha raggiunto accanto a Grafite nel Wolfsburg, ma si è trovato alla grande anche con Aguero e Jovetic che nel City sono stati bravi ad accompagnarlo. Spesso a Manchester ha sfruttato la presenza del trequartista molto offensivo nel 4-2-3-1: le ali, più la seconda punta. Qui può essere aiutato anche con il 4-3-1-2, il 3-4-1-2 e il 4-4-2. Volendo, anche se dipende dalle caratteristiche dei centrocampisti, con il 4-1-4-1, l’ultimo modulo giallorosso. Fa più fatica, ovviamente, con il 4-3-3, se alle sue spalle non si presenta nessuno.
VALUTAZIONE AD PERSONAM - Dzeko ha preso male l’esclusione di mercoledì sera contro il Real, soprattutto dopo essere stato decisivo a Modena contro il Carpi. Spalletti conterà sulla sua rabbia per allungare, sfruttando la sfida di domani sera all’Olimpico contro il Palermo, la striscia di vittorie in campionato. Ma il centravanti, confrontandosi in queste ore con il suo entourage, ha fatto sapere che le prossime 13 partite di campionato saranno fondamentali per il suo futuro. A fine stagione tirerà poi le somme. Che è poi quello che faranno anche la Roma e Spalletti.