08/02/2016 13:56
IL TEMPO (A. SERAFINI) - Il cuore lo ha lasciato sull'altra sponda di Genova, ma il suo inserimento in giallorosso non assomiglia certo a quello dell'ultimo arrivato. Una doppia soddisfazione per Diego Perotti: timbrare il cartellino contro lo storico «nemico» blucerchiato proprio nel giorno dell'esordio all'Olimpico. E tra le difficoltà generali accusate dalla squadra nella gestione della gara, il sorriso dell'argentino lascia almeno lo spazio per le buone notizie. La terza vittoria consecutiva infatti aggancia definitivamente il treno che porta all'ultimo posto disponibile in Champions League: «È vero abbiamo recuperato due punti su Inter e Fiorentina - ammette il numero 8 - ma è questo il momento in cui non dobbiamo fermarci. Da subito ho sentito la fiducia dei miei compagni e del tecnico, questo mi ha aiutato ad inserirmi con più facilità». Anche in un ruolo diverso: «Sì è vero - ammette Perotti - ma mi trovo bene anche da trequartista o da falso centravanti».
Dopo aver superato gli acciacchi dello Juventus Stadium, torna a sorridere anche Florenzi, felice più che altro per essere riuscito a tornare al gol, che ora più che mai ha il sapore di una liberazione: «Dobbiamo migliorare molto, perché anche stasera (ieri ndc) abbiamo forse peccato di personalità nel secondo tempo quando la Sampdoria ha iniziato a spingere di più». Un problema che da Garcia a Spalletti, ancora non è stato risolto del tutto: «Non so il motivo - prosegue il numero 24, ma io mi sono sempre sentito ricambiato dalla fiducia dei miei allenatori. Ho ricevuto un grande segnale da Spalletti, che non ci ha pensato due volte a farmi giocare dopo tanti giorni di inattività». Facce serene grazie anche a Szczesny, miracoloso nel salvare fiducia e risultato con un intervento super su Cassano: «Sarebbe stato meglio essere impegnato di meno - ammette scherzando il polacco - anche se penso soltanto a quanto possiamo crescere. Soffriamo, ma vinciamo quindi per il momento va bene così». Battuta finale anche per capitan Totti, intercettato da un tifoso a fine gara: "Perché non gioco? È normale ormai sono un vecchietto».