28/02/2016 14:42
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Luciano Spalletti, urlatore e motivatore. In panchina si sbraccia, (chiede e Szczesny se gli «servono gli occhiali»), se la prende con chiunque (Pjanic, El Shaarawy etc etc), rivolge una linguaccia verso il pubblico, infine spinge Totti verso i tifosi a fine partita. Questi «comportamenti» sono serviti per impossessarsi della Roma. I risultati hanno fatto il resto. Ora la classifica sorride: la Roma è momentaneamente terza, entro domani sera avrà rosicchiato comunque punti a chi le sta davanti. La vittoria contro l'Empoli fa particolarmente felice Lucio. «E' una prestazione pesante perché fatta contro una squadra fortissima che ha grandissima qualità. Gli abbiamo concesso poco, abbiamo fatto gol e tirato tanto. Una bella prestazione, una delle migliori». Fuori Dzeko (febbre) fuori Totti (non era la sua partita), dentro il tridente di movimento. «In questa maniera abbiamo già giocato, la squadra conosce il sistema. C'è da migliorare, quello sì. Stavolta si sono fatti trovare pronti ed è quello il risultato a livello di squadra. Così si fa in modo che tutti siano vivi. Ora nessuno ha più paura di stare in vantaggio, perché siamo più squadra. Totti? Lo avreimesso da ultimo per palleggiare meglio, ma la squadra aveva fatto fatica e non riusciva a risalire. Dzeko? Sa tenere palla, mentre con gli altri due bisogna averla sempre manovrata e non è facile. Quei rinvii che hanno ridato il pallino a loro Edin li avrebbe gestiti».
QUESTIONE DI TESTA La squadra a livello tattico si ritrova, ciò che Spalletti ha modificato è la testa dei giocatori, ha ridato loro consapevolezza. «Toccare altre strade avrebbe portato a un cammino più lungo, andare sull'aspetto psicologico è una scorciatoia. Abbiamo fatto due prestazioni sotto livello con Verona e Juve, poi si è iniziato piano piano. Ora va bene ma non culliamoci sui risultati». Bastone e carota per El Shaarawy. «Stephan ha fatto una buona partita, è un giocatore con corsa e qualità, con tecnica che fa gol, salta l’uomo ma ogni tanto guarda per terra e sta troppo largo. Quando si gioca con due punte e la palla sta a destra deve entrare, rimaneva troppo aperto, per questo ogni tanto mi sono arrabbiato. È' stato bravo, può fare meglio».