09/03/2016 13:22
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Un film dell’orrore già visto. Il set del Santiago Bernabeu di Madrid come quello del Camp Nou di Barcellona. Attore protagonista sempre lui, Edin Dzeko. Occhio alle coincidenze. Minuto numero 13 più una manciata di secondi: Edin solo soletto davanti a Navas e occasione enorme, sullo 0-0, sprecata con il pallone buttato in curva. Esattamente quanto era accaduto, sempre dopo 13 minuti più una manciata di secondi - e sullo 0-0 -, la sera del 24 novembre scorso in Catalogna con Dzeko che, da due passi, aveva graziato di testa il già rassegnato Ter Stegen. Brividi. Un segnale? No, un incubo. Corsi e ricorsi da far accapponare la pelle. Detto che se il bosniaco avesse segnato a Luis Enrique nulla sarebbe cambiato ai fini del risultato finale (e della qualificazione agli ottavi), va aggiunto che invece un’eventuale rete ai blancos avrebbe sicuramente modificato il senso della sfida di Madrid. Come aveva pronosticato/ sperato alla vigilia Luciano Spalletti, «l’importante è fare un gol subito e poi...».
CINISMO ZERO Ha avuto la possibilità, il numero 9 in maglia rossa, di segnare la prima rete casalinga al Real, invece niente: troppo moscio su quel pallone capitato sul suo sinistro; ma un’opportunità simile è capitata due volte anche sul piede (sbagliato...) di Salah: la Roma, insomma, non è stata a guardare, dandole e prendendole alla pari dei padroni di casa almeno fino alla rete di Ronaldo. Testa alta e petto in fuori per tentare l’impossibile, prima di arrendersi troppo in fretta. Solo che il miglior attacco del campionato italiano si è inceppato nel momento più sbagliato della stagione e, inutile negarlo, il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato accompagnerà per sempre il tifoso giallorosso. Che, se non altro, ha visto la propria squadra battersi, con il gioco e con l’orgoglio, contro il Real. Non il più forte Real di tutti i tempi, ma sempre una signora squadra che, dopo la rete di Cristiano, si è trovata di fronte una Roma demoralizzata, ormai finita. Una Roma non baciata dalla fortuna nei momenti decisivi della partita, oltre che imprecisa, troppo imprecisa al momento della finalizzazione. Peccato. L’impossibile è rimasto tale, la Roma perde (male) la partita, esce dalla Champions per merito del Real ma anche per colpe proprie. Spalletti, però, può ripartire da Madrid con rinnovate convinzioni: la sua Roma deve acquisire una maggiore forza mentale, oltre che tecnica, ma le basi per poter recitare in futuro ruoli importanti, e non soltanto in film dell’orrore, ci sono