L’elogio a Gyomber, il primo monito al gruppo

11/03/2016 13:39

IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Voi mi prendete per il culo, ma questi sono i comportamenti giusti…». La parabola lessicale dello 2.0 è lunga e probabilmente non è ancora terminata. Dall’elogio pubblico di dopo Roma-Palermo alle parole dell’altra sera nel post-, si sta tornando lentamente alla normalità. Che non è fatta soltanto dalle 7 vittorie consecutive, dal ritorno al terzo posto con vista sul secondo o dalla ritrovata competitività. Si tratta della stessa normalità che Lucio invocava nella sua prima esperienza romana e che mai come ora è necessaria a Trigoria. Perché negli ultimi anni troppo spesso ci si è assuefatti a festeggiare il nulla. Due secondi posti a 17 punti dal vincitore, sono certamente buoni piazzamenti ma valgono alla fine soprattutto per le casse della società. Non per il tifoso che nel primo caso ha salutato lo scudetto a fine marzo e nel secondo a metà febbraio. Per questo motivo lo scalpore che ha creato il discorso di Lucio l’altra sera è forse la spia del risveglio dal lungo torpore. Perché riascoltandolo a freddo, non ha detto nulla di trascendentale. Più o meno erano gli stessi concetti espressi dopo -Roma quando c’era la corsa in tv a fargli i complimenti per aver perso soltanto 1-0.

ESEMPIO SLOVACCO Quello di martedì è stato un discorso normale, fatto da un uomo altrettanto normale che quando siede in panchina si trasforma in speciale. Ma questo riguarda la sfera tecnico-tattica. Il primo segnale lanciato per ripristinare la normalità perduta è arrivato dopo la vittoria col . In quella gara fu costretto a utilizzare . Lo slovacco iniziò a sinistra, ci rimase 37 minuti (dal 43’ del primo tempo al 35’ della ripresa) e finì sulla fascia opposta, non brillando in nessuna delle posizioni occupate. Ma lo spirito di sacrificio mostrato dal ragazzo, la volontà di non arrendersi, di dare tutto quello che aveva, evocando con la fasciatura in testa un calcio che non esiste più, lo trasformarono – nonostante i palesi limiti tecnici - nel migliore in campo agli occhi di Lucio.E nonsolo ai suoi, se è vero che ha poi incollato la foto del difensore sull’armadietto. Ma non finisce qui, con l'elogio pubblico fatto a poco tempo fa, non per la doppietta col Palermo ma per la rincorsa di un avversario sul 4-0. Piccoli passi che si trasformano in balzi nella testa della squadra. Mai come stavolta, va ascoltato. E quando dice che è tornato a Roma per completare un lavoro, va assecondato. Per non avere rimpianti, fra qualche tempo, di aver perso l’ennesimo treno.