Nello stadio triste Pioli sfida i tabù. Mai vinto il derby, mai battuto Lucio

30/03/2016 14:11

LA REPUBBLICA (M. PINCI - G. CARDONE) - Un tabù, anzi due. Chissà se in questi giorni Stefano Pioli ha mai pensato alla doppia maledizione che si troverà ad affrontare domenica. Proprio nella gara più sentita, l’unica che abbia ancora un senso nella stagione anonima della sua Lazio. A Formello sono iniziati i casting per sceglierne il sostituto, per questo la sfida alla Roma rappresenta ai suoi occhi l’ultima chiamata per lasciare il segno. E pazienza se con i giallorossi ha vinto una volta sola, con il nel 2012, e perso in 8 occasioni: stavolta ci crede e conta di recuperare gli acciaccati Milinkovic e Basta. Consapevole che il pronostico pende verso la terza in classifica. Sapendo quanto poco aiuti partire favoriti, ha dipinto un ritratto entusiasmante del rivale: «Pioli è il collega che stimo più di tutti e che non può essere giudicato per una gara storta», diceva subito dopo il ko laziale con lo Sparta Praga. Il derby è iniziato almeno dialetticamente quel giorno, mossa strategica di chi la partita che tiene Roma col fiato sospeso la conosce bene: sarà pure tornato dopo 6 anni, ma di queste gare ne ha già vissute otto. Tre vittorie, tra cui quella del record degli 11 successi consecutivi nel 2006. Ma altrettanti ko, l’ultimo nel sabato di Pasqua del 2009, goleada laziale in cui finì pure per litigare con Tare all’intervallo (e poi in diretta tv). Quel giorno segnò l’unico gol alla Lazio della sua carriera, ma causa mal di schiena rischia di non potergli chiedere il bis. Certo però per uno come il toscano, che ha vinto il 54,4 per cento delle gare disputate da allenatore della Roma (record assoluto della società) il bilancio in parità con la rivale cittadina è quasi una macchia.
Niente a che vedere con il (secondo) tabù di Pioli. Si sono incrociati poco i due, ma contro il collega romanista l’allenatore laziale non è riuscito a vincere mai: 4 incontri, tutti nel 2006-2007, un pareggio e un ko in coppa Italia, 2 sconfitte in campionato, l’ultima amara al punto da costargli l’esonero dal Parma. Una maledizione, appunto. Come il derby. Tornerà a giocarlo per la quarta volta, l’ultima, coltivando il sogno di iscrivere quel successo nel curriculum. Sarebbe il primo: dopo il pareggio all’esordio, Pioli ha perso gli ultimi due derby, lo scontro diretto per il secondo posto del 25 maggio e quello di novembre, il primo giocato senza pubblico e senza curve.
Quello di domenica sarà il secondo. Fino a oggi infatti sono soltanto 8500 i biglietti venduti, di cui 5150 ai romanisti e 3350 ai laziali: il minimo storico dai tempi dello stadio Flaminio. Curve deserte, al momento appena 22.500 le presenze totali, grosso modo le stesse della stagione ‘89-‘90, in cui si giocò però nell’impianto da 25mila posti di Viale Tiziano. Niente tifo, niente bandiere, niente emozioni. Raggiungere da qui a domenica i 28mila spettatori dell’andata è una speranza che tanti coltivano. Ma che non riuscirebbe, nell’epoca delle barriere in curva, a restituire una fotografia meno desolante del derby di Roma.