08/03/2016 14:49
La storia di Perotti - riporta il quotidiano - è di quelle dure, che comincia nel centro malfamato di Moreno, a 25 km da Buenos Aires, in cui — come ha raccontato lui stesso — «le guide consigliano di andare solo armati». Abbandonato dal padre Hector, calciatore, che vinse la Libertadores col Boca nel 1978, proprio in quel club Perotti Jr. è cresciuto, rimanendo però vittima di una sorta di feroce bullismo che gli ha fatto dire: «Dai 12 ai 14 furono anni di autentico calvario. Non ricordo un solo giorno che non mi facevano stare male. Per questo non sono rimasto in contatto con nessuno di quei ragazzi che giocavano con me».
L’Italia ha fatto rinascere Perotti. C’è un segreto? «No, nessuno — dice — è solo che non ho avuto tanti infortuni. Ora sto bene, ma so che si può sempre migliorare e devo farlo sul piano dei gol segnati perché, anche se la mia dote è quella degli assist, sono un attaccante. Crescerò con Spalletti, ho ancora tanto da dare e spero di farlo alla Roma a lungo». Visto che si va a caccia di rimonte, il pensiero va a quella sfiorata a marzo dallo Schalke 04, che perse 2-0 in casa e vinse 4-3 al Bernabeu. «La ricordo e dico che possiamo segnare almeno due gol, meglio ancora tre. Abbiamo vinto 7 partite segnando tanti gol. Non sarà facile ma nel calcio tutto può succedere». Vero, anche che Perotti un giorno riabbracci il Boca: «Prima o poi mi piacerebbe tornare e riscattarmi. E poi sogno la Nazionale. Certo, in attacco i migliori del mondo, ma se le cose vanno bene a Roma posso continuare a sperare».
(gasport)