09/03/2016 13:26
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Il calcio è così: chi sbaglia paga. La Roma lo sa bene, ma dopo quanto visto ieri al Santiago Bernabeu, lo sa un po’ di più e cresce il rammarico per un’altra Champions che vola via. Passa il Real, soprattutto per quanto fatto nella gara d’andata, ma anche perché è più squadra, più abituata a giocare a questi livelli e perché lì davanti ha uno che se gli dai la palla buona la mette dentro. La Roma invece crea tanto ma sbaglia di più e in questo sport, a questi livelli, fa tutta la differenza del mondo. Finisce 2-0 che con lo 0-2 dell’andata fa un 4-0 implacabile: verdetto forse troppo duro per questa Roma, che torna a casa comunque a testa alta per aver giocato nel complesso gli interi 180 minuti (o quasi) all’altezza del Real.
Spalletti spavaldo prova a dare coraggio ai suoi: senza paura manda in campo tutto il potenziale offensivo che ha. Gioca Dzeko davanti all’attacco «leggero» che aveva smontato la Fiorentina solo qualche giorno addietro. Sulla mediana l’esperienza di Keita con l’estro di Pjanic, che però è lontano parente di quello bello ed efficace uscito come migliore in campo dalla sfida di campionato con la Viola. Non c’è mai, sbaglia tutto le cose importanti e, oltre a non fare il lavoro di regia preteso dal tecnico, non entra praticamente in partita: troppo timoroso complice anche una caviglia malandata. Non a caso Spalletti lo cambierà all’inizio della ripresa con Vainqueur: molto più solido. Manolas tiene incollata una difesa orfana della velocità di Rudiger e che deve fare i conti con l’attacco esplosivo degli uomini di Zidane: vedere Zukanovic su CR7 fa venire i brividi... ma per un tempo la Roma tiene. E, paradossalmente, nonostante un possesso palla inferiore, sono di marca giallorossa le azioni più pericolose della prima parte di gara. Clamorosi gli errori sotto porta di Dzeko prima e di Salah poi che potevano cambiare la dinamica della sfida.
Dall’altra parte Szczesny è in serata, dice no due volte a Cristiano Ronaldo e tiene la Roma in partita. Una gara che anche nella ripresa la Roma avrebbe potuto provare a portare dalla sua parte. Dopo un doppio miracolo si Szczesny tra i piedi di Salah capita un’altra occasione di quelle che non puoi sbagliare (altra gran palla offerta da Dzeko meglio da rifinitore che da attaccante puro): ma l’egiziano, praticamente imprendibile dalla sua parte, non trova lo specchio della porta. È l’episodio che fa girare la partita perché dieci minuti dopo la palla buona arriva tra i piedi di Ronaldo: la differenza, come sempre in questo sport incredibile ma per certi versi scontato, la fanno le categorie. E Ronaldo in questo senso appartiene a un’altra: fa 1-0 (tredicesimo gol del fenomeno in otto partite di questa Champios) e Roma in ginocchio. Il gol incassato fa crollare mentalmente i giallorossi, fin aggrappata con i denti alle speranze innalzate (giustamente) da Spalletti e molla: di testa soprattutto. Tre minuti e arriva il raddoppio firmato da James Rodriguez: punizione fin troppo severa per la Roma che prova a restare in partita fino alla fine evitando, almeno quello, l’umiliazione della goleada.
Spalletti nel finale concede la passerella a Capitan Totti per quella che potrebbe essere la sua ultima apparizione in Champions aspettando di conoscere il suo futuro. Il Bernabeu si alza in piedi a saluta con un applauso il giocatore che ha fatto la storia recente della Roma. Ma cambia poco, così come il palo finale di un ottimo Perotti tra gli ultimi a mollare.
Ora la palla torna nelle mani di Spalletti che dovrà essere bravo a depurare le cose belle della serata madrilena da quelle brutte. Tra cinque giorni c’è un impegno di campionato a Udine da onorare, la Roma viene da sette vittorie consecutive dopo il cambio di panchina e non si vuole fermare. Perché quanto visto ieri sera a Madrid è tutt’altro che un brutto segnale.