12/03/2016 14:23
Quello del Friuli fu il campo dell’illusione per Kevin Strootman: il 6 gennaio di un anno fa l’olandese comincia il 2015 con una maglia da titolare, cinque giorni dopo condurrà per mano Totti al selfie nel derby contro la Lazio. Poi con la Fiorentina arrivò il secondo stop. E dopo essere tornato in campo con il Palermo, per l'olandese domenica prossima può arrivare l'occasione per il ritorno in campo .
Sarebbe l'ultima tappa di un percorso a ostacoli che sta per vedere la fine. La prima tappa risale alla scorsa estate, quando il giocatore valutava ancora la possibilià di tornare o meno sotto i ferri. Strootman pareva fidarsi solo dell’oracolo Van Dijk (e della sue équipe), il professore olandese dei primi due interventi. La Roma no. A Trigoria c’era chi, da settimane, aveva capito che la strada era sbagliata. Il giocatore non voleva ascoltare. Così i dirigenti, un giorno di agosto, lo presero da parte e gli dissero più o meno così: «In questo modo rischi nuovamente di farti male. E noi non vogliamo essere il club del prossimo k.o.. Dunque, se non vuoi operarti ti vendiamo, per noi puoi anche cercarti una nuova squadra. Viceversa, se tu ti operassi, crediamo talmente tanto nella possibilità di rivederti in campo che ti proponiamo già da adesso un prolungamento del contratto di un anno (2019, invece dell’attuale 2018, ndr)». Un discorso che fece colpo. Strootman dopo pochi giorni si sottoporrà al terzo intervento, stavolta dal professor Mariani, nome che gli fu caldeggiato anche da Francesco Totti. Ma quel contratto l’olandese l’ha lasciato in sospeso: «Vi ringrazio, ma non sarebbe giusto firmare adesso. Del rinnovo parliamo non appena sarò definitivamente tornato».
Udine arriva due anni e quattro giorni dopo il primo infortunio al ginocchio sinistro. Udine può rivelarsi un'opportunità. Perché Nainggolan è fuori causa, la caviglia di Pjanic porta ancora i segni di Madrid nonostante i due giorni consecutivi di allenamento e se non bastasse c’è pure una diffida pendente, De Rossi è fuori da un po’ e dunque prevedibilmente sotto ritmo, Keita non può giocarle tutte e tutte dall’inizio alla fine. Strootman invece vorrebbe. Vorrebbe entrare e non uscire più. L’ora sta per scattare, con tanti saluti al professore olandese e alla sua corte. Con tanti ringraziamenti a Mariani e a chi l’ha spinto all’intervento definitivo. E con il tappeto rosso steso da Spalletti, che dell’olandese si è innamorato nel giorno in cui l’ha visto mangiarsi l’erba e urlare con la Primavera.
(gasport)