Stadio della Roma, la compravendita di Tor di Valle nel mirino dei pm

05/03/2016 14:40

LA REPUBBLICA (G. SCARPA) - Una doppia operazione dolosa avrebbe preceduto la cessione del terreno sul quale dovrebbe sorgere il nuovo stadio dell’As Roma. Ne è certa la procura, il pm Mario Dovinola ha notificato la richiesta di rinvio a giudizio agli amministratori di Ippodromo srl, che prima gestiva lo storico ippodromo romano, e di Sais spa, proprietaria del terreno. È questo un procedimento giudiziario che comunque non pregiudica la realizzazione dello stadio per il club giallorosso. Gli indagati sono gli imprenditori Gaetano e Umberto Papalia rispettivamente presidente e componente del cda della Ippodromo , costituita nel 2008 per la gestione del galoppatoio e fallita nel giugno 2013 nonché soci e detentori del capitale della Sais fallita nel 2014; Umberto Ciccozzi, liquidatore della Ippodromo , e Michele Saggese, ex amministratore unico della Sais. Bancarotta per distrazione e omesso pagamento dell’Iva i reati contestati a seconda delle singole posizioni.
I quattro, per l’accusa, avrebbero messo in atto una «manovra artificiosa» per far rientrare il terreno di in possesso di Sais «libero da gravami» e pronto per essere venduto al costruttore Luca , che lì dovrebbe costruire lo . L’area, pur essendo sempre stata di proprietà di Sais, era vincolata da un contratto d’affitto stipulato nel 2000 con la società Ippodromi & à, alla quale subentra, a maggio del 2008 l’Ip-podromo . Il contratto di affitto, in scadenza nel giugno 2016, viene sciolto anticipatamente a febbraio 2013. In questo modo la Sais, rientra in possesso del terreno, e lo vende a Eurnova (società dei ) a 42 milioni di euro. Attualmente le rate mensili pagate da Eurnova finiscono nel fallimento di Sais. Secondo il pm parte di questi proventi spettano ai creditori dell’altra società fallita, l’Ippodromo di . In pratica la vendita del terreno dell’ippodromo è stata un’operazione di distrazione ai danni dei creditori della società ”Ippodromo Srl”. Inoltre, sempre quest’ultima società non avrebbe pagato le imposte per 4 anni, dal 2008 al 2011.