29/04/2016 13:42
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Tre partite, poi il bilancio. Edin Dzeko è pronto, ma sa che il tempo a disposizione sta scadendo. Spalletti lo ha invitato a dimostrare, a far vedere di che pasta sia fatto. Poi l’opportunità non c’è stata, perché con il Napoli due sono stati i cambi obbligati e uno è stato quello di Totti che, secondo il tecnico, è stato messo ingiustamente in contrapposizione con Edin. Domenica, con Totti che non sta benissimo e con l’assenza di Pjanic, ci sta che Spalletti punti sulla voglia di rivalsa del centravanti bosniaco, che è ormai al termine di un’annata vissuta nell’ombra, con 29 presenze e otto gol in campionato, sette e due in Champions. Un’ombra inaspettata, se consideriamo e ricordiamo in quanti lo hanno atteso a Fiumicino il giorno del suo arrivo. Quante speranze erano riposte in lui, quanti hanno pensato che i suoi gol avrebbero portato la Roma a vincere lo scudetto? Tanti. Un po’ tutti. Poi, per una serie di motivi (anche fisici), Dzeko si è spento via via con lo scorrere della stagione. Fino a diventare, specie con Spalletti, il primo/secondo cambio. Lucio ha preferito giocare con i tre attaccanti di movimento dopo aver detto in apertura della sua avventura che era proprio Dzeko il suo centravanti ideale. I fatti hanno detto che non era proprio così, perché le cose sono cambiate nel tempo. Edin ha dimostrato di appiattirsi sulle scelte del tecnico, per stessa ammissione di Spalletti è anche uno che soffre la contrapposizione con Totti. E questo non va bene, specie in prospettiva futura e specie se - come sembra - Francesco avrà un altro anno di contratto. Forse è sbagliato Edin per la Roma o la Roma è sbagliata per Edin.
IL CARATTERE - Nessuno a Trigoria discute le qualità di Dzeko, né i dirigenti ne tanto meno Spalletti. Il problema, se mai, è caratteriale. Non va bene un centravanti se, come sostiene Lucio, risente troppo della concorrenza, se si abbatte e non riesce a trovare lo spunto. Per questo, considerando che Dzeko chiederà di essere ceduto se le condizioni non cambieranno, alla Roma servirà un attaccante più caratteriale. Uno alla Icardi, insomma. Che magari si arrabbia se non gioca e reagisce. «Si crea sempre questo dualismo che al giocatore non fa bene: Totti è grandissimo, ma è grande anche Dzeko viene demotivato e condizionato da questa cosa. E' chiaro che lui dall'alto della sua esperienza e stazza fisica deve fare qualcosa di più», le parole di Spalletti su Edin dopo il pareggio di Bergamo e quel gol clamorosamente sbagliato.
UN ALTRO DIVERSO - Spalletti lo aspetta ancora e in queste tre partite che restano alla fine del campionato avrà la possibilità di far vedere che il momento difficile è alle spalle e che magari ci sono i margini per rigiocarsi le proprie chance pure l’anno prossimo, sempre che non arrivi un’offerta importante da parte di qualche club (della Premier o Bundesliga, per adesso hanno bussato club cinesi e il Besiktas). Dzeko non può essere questo, Spalletti lo sa e cerca di stimolarlo. «Bisogna essere sintetici su di lui. Dzeko è Dzeko, dipende solo dalla sua volontà. Mi faccia vedere che è quella punta che è diventata negli anni, se non ce la fa, prendo quello che viene. Dipende tutto da lui, sono lì a guardare. Non voglio pensare che abbia bisogno di un partner là davanti; invece di portarci un po’ del suo calcio lui si è adattato al nostro. Abbiamo sbagliato noi a dargli una certa idea dell’Italia. Adesso faccia lo Dzeko che non c’è più tempo». Non c’è più tempo, sottolinea il tecnico, che a Genoa sta pensando di farlo giocare. Ovvio, non si può giudicare un calciatore da queste ultime tre partite. La voglia e la determinazione va trovata all’interno e Edin dovrà capire se l’anno prossimo ci saranno margini per vivere una stagione diversa. Altrimenti, ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti.