10/04/2016 14:37
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Gemelli diversi. Bologna e Roma si somigliano non solo per le proprietà straniere. C’è una lunga linea sottile che le unisce (gli ex Fenucci e Winterling, il pressing di Saputo su Sabatini) e le fa somigliare. Soprattutto considerando l’impatto che hanno avuto Spalletti e Donadoni, una volta che hanno sostituito Garcia e Rossi. Sono 12 le partite di Lucio sin qui in campionato: 29 punti sui 36 disponibili (media di 2,41 punti a gara). L’ex ct invece è subentrato in corsa il 29 ottobre. All’epoca il Bologna sembrava spacciato: terzultimo con 6 punti dopo 10 turni, salvezza a -4 ma soprattutto squadra involuta, nel caos e senza idee. Destro fermo al palo, Giaccherini che faticava ad entrare in condizione, attacco che segnava col contagocce (appena 6 gol) e difesa colabrodo (15 reti subite). In due mesi e mezzo è cambiato tutto. Andando proprio a considerare le prime 12 gare di Donadoni, i rossoblù stravolgono la loro classifica. Pronti, via il Bologna ottiene 3 vittorie in 5 gare, dove blocca sul pari interno anche la Roma (2-2). Poi nelle seguenti partite, batte il Napoli (3-2) ed espugna San Siro milanista per 1-0. Tre giorni dopo i rossoneri fermano sul pari l’ultima Roma di Garcia, sancendo l’esonero del tecnico francese.
RINCORSE VINCENTI - Due rose nate per obiettivi diversi ma valorizzate soltanto dai due allenatori subentrati. Da inizio novembre, Donadoni è l’unico tecnico in serie A ad essere riuscito a bloccare la Juventus. Per i bianconeri 20 vittorie nelle ultime 21 partite. L’unico mezzo passo falso proprio col Bologna, il 19 febbraio. Un altro elemento li unisce: il decisionismo. Lucio non ha esitato a preferire Keita a De Rossi, promuovere El Shaarawy titolare e optare per Perotti falso nueve con Dzeko nove vero in panchina (anche se domani partirà dal primo minuto). Senza contare la questione-Totti, la metodologia di lavoro imposta a Trigoria («Norman e Lippie sono brave persone, ci si parla bene ma poi si fa un po' quel che mi pare»), la strigliata allo staff medico («Anche i medici devono essere da Roma») fino alla reprimenda pubblica di Sabatini, con tanto di siparietto nella mix zone dell’Olimpico. La rivoluzione di Donadoni è stata più silenziosa ma non meno efficace. Mosse tattiche azzeccate ma soprattutto un gran lavoro sulla testa della squadra e dei singoli. A partire da Destro, che lunedì non ci sarà, fermo per infortunio. Da 0 gol con Delio Rossi, il centravanti è arrivato in poche partite a quota 8. Simile ruolino di marcia per Giaccherini (anche lui out, squalificato): dallo 0 assoluto a 6 reti e 1 assist.
LE AMBIZIONI RINNOVATE - Un ulteriore aspetto accomuna Lucio a Roby. Quando arrivarono entrambi non si posero limiti. Così Donadoni, il 29 ottobre: «Mi piacerebbe parlare d’altro oltre che della salvezza». Fino a quattro gare fa (poi, 1 pari e 3 sconfitte consecutive) ci è riuscito (ha ottenuto una media di quasi 1,9 punti a gara grazie a 28 punti in 15 partite) quando poi, complice qualche infortunio, è arrivata la brusca frenata. Spalletti ha fatto ancora meglio. E per continuare lunedì, può affidarsi sia alla tradizione (mai perdente con Donadoni: 1 vittoria e due pari), sia al cambio di modulo: pronto il 4-2-3-1.
SZCZESNY RACCONTA - Se in mediana potrebbe/dovrebbe rivedersi De Rossi, in porta giocherà certamente Szczesny. Che ieri, intervistato da Sky, è stato alquanto sibillino sul suo futuro: «Arsenal o Roma? Ho parlato con entrambi i club, ma non vi posso dire cosa ho detto loro. Tutti sanno, però, qual è la mia volontà». In effetti a Trigoria è il segreto di Pulcinella: il polacco vorrebbe restare anche con il beneplacet di Spalletti. Il ‘problema’ è che Sabatini ha già preso Alisson (al quale è stato promesso che farà il titolare) e la proposta all’Arsenal (rinnovo annuale del prestito) non soddisfa i Gunners. To be continued.