17/04/2016 14:00
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - E' come se tagliare o meno il traguardo (secondo o terzo posto) facesse una differenza così netta da modificare il futuro. Il futuro di tutti: giocatori (molti sono da riscattare e il secondo posto aiuterebbe un bel pò) e tecnico, oltre che della Roma nel suo insieme. Sei giornate alla fine e il diktat di Luciano Spalletti è lo stesso di quando è arrivato. Quel suo «zitti e pedalare» echeggia sempre, pure alla vigilia di Atalanta-Roma, ennesimo snodo di una stagione già sufficientemente annodata durante la sua assenza e che oggi vive nell'apprensione per i due punti persi contro il Bologna. Le voci di mercato «creano disturbo». Se ne deve fare a meno, oggi. «Ci sono voci di amici, voci di nemici, voci sussurrate, voci che sai solo tu o che so solo io. Per quel che riguarda il mercato, conta ciò che so io. Quello che conta ora è arrivare forti fino a giugno, quando daremo un nome a tutte queste voci. Per adesso contano le mie e fino alla fine si pedala forte. A giugno poi scegliamo noi, e nel mio caso la società, che è padrona e che ha i contratti in mano. Il risultato della Roma è ciò che vale in questo momento. E basta». Un diktat, appunto.
BELLO SENZA ANIMA Concretezza oggi per essere pronti ad accogliere il futuro. Concretezza nei risultati, prima ancora nelle scelte da fare da qui in avanti. Scegliere la formazione migliore per vincere, è il primo comandamento. E' la differenza tra sorridere e immalinconirsi. Sia che ti chiami Dzeko o Totti o anche De Rossi, quando sulla lavagna compaiono i nomi dei titolari, non esiste storia né meriti, né crediti acquisiti. «Sono un allenatore senza sentimenti, senza anima», ghigna Lucio. La cui attenzione «è indirizzata solo alla Roma» e non ai visucci dei singoli. Dzeko e Totti, ad esempio, sono «due calciatori forti, che tengo in considerazione». Facendo più o meno capire che Edin giocherà contro l'Atalanta e che per Francesco dipenderà «da quale partita verrà fuori». De Rossi e Keita si palleggiano il ruolo di regista davanti alla difesa. Un dualismo sorprendente se torniamo indietro di qualche mese, ma ora è così e per Daniele torna in ballo pure la sua utilità per l'anno prossimo, valutabile anche in queste ultime settimane di campionato. Per adesso, stando a quanto riferisce il tecnico, Seydou si lascia preferire. «In quel ruolo ha fatto bene, De Rossi sta rientrando in forma». Discorso diverso per Strootman, il suo futuro non arriva mai. «Kevin ha bisogno di tempo, se lo faccio giocare forse non riesce a fare novanta minuti, allo stesso tempo avrebbe bisogno di cominciare a farli. Valutazione difficile». Anche lui come Totti: dipenderà da come si mette la partita.
PERICOLO EDY E la partita non va sottovalutata. L'orario, quello delle 12,30, non spaventa Spalletti che - racconta - in Russia ha giocato (fuso orario compreso) anche alle 8 del mattino. Il problema è l'Atalanta, squadra quadrata con un allenatore pragmatico». Aperto sugli orari, apertissimo sulle innovazioni tecnologiche. «Finalmente, sono d'accordissimo. E vado oltre: ci vorrebbe il tempo effettivo e due sostituzioni in più per garantire lo spettacolo».