20/04/2016 13:35
Capire il Tottismo non è facile: se negli anni Cinquanta e Sessanta il cinema rappresentava il sogno dell’italiano medio adesso sono il calcio e la tv le massime aspirazioni del popolino e Totti è diventato l’icona di un paio di generazioni.
Tottismo, in fondo, può intendersi in due modi: come malattia o come filosofia. In entrambi i casi si trascende dal calcio giocato per approdare in categorie intellettuali diverse, che hanno come discrimine la fede e il culto della bellezza. Ora però le strade stanno prendendo due percorsi distinti.
In una storia, quella giallorossa, che di campioni non ne ha visti poi così tanti, Totti è il frutto migliore, quello irraggiungibile, prodotto in casa ed esposto come un trofeo, mille volte più illustre degli scudetti del Nord.
Ora che la giovinezza è andata, tutto questo, oltre alla inevitabile malinconia legata alla giovinezza che passa (quella di Francesco, ma anche la nostra), lascia addosso una sensazione robusta: Totti e le sue magie staranno anche per diventare materiale d’archivio, ma il Tottismo – come malattia, filosofia o semplice fenomeno di costume – non terminerà mai.
(gasport)