Solo Roma nello stadio vuoto. Lazio caos, via Pioli e scontri

04/04/2016 13:51

LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Il vago sapore di derby, nel derby senza gente, dura più o meno otto minuti. Contribuiscono al momentaneo equilibrio gli ingressi di e Klose e un briciolo di timore nella dirompente Roma che arretra e rischia. Il pareggio sarebbe stata la negazione dell’evidenza, cosa che spesso capita in un derby, ma forse non doveva e non poteva accadere ieri. Escluso quel frammento di secondo tempo in cui la Lazio era tornata a sperare, la differenza è stata abissale.

Da una parte c’era la Roma, padrona dei suoi nervi perché padrona del campo, o viceversa, dall’altra la peggiore Lazio, molle sino all’invisibilità, costruita su una difesa improvvisata e un centrocampo di malaccorti fantasmi (Cataldi, Biglia e Parolo) che si spaventavano al rumore delle loro stesse catene e collezionavano un numero imbarazzante di palle perse, forse per depressione agonistica. Il derby, è noto, non si gioca, si vince. La Lazio si è fermata alla prima parte del dogma, mostrando i limiti di un sistema chissà da quanto tempo hackerato e reso mal funzionante dal generale malessere del gruppo. Scatenata dalla superiorità della Roma, la tempesta laziale è culminata con la contestazione dei tifosi a Formello, le cariche della polizia (15 fermati, un poliziotto ferito), un tentativo di aggressione a Lotito in un ristorante, l’esonero di Pioli, l’affidamento della squadra a Simone Inzaghi e il ritiro a Norcia. In campo la Roma (ora a -4 dal ) non poteva immaginare che la zona nevralgica fosse così disabitata. I centrocampisti biancocelesti oscillavano a vuoto, minacciosi come sedie a dondolo. La Roma poteva scegliere ritmi e direzioni.

era un gigante, era ovunque, il romanista era due calciatori in uno, se paragonato alla flebile resistenza di Candreva e Anderson, non faticava. Alla prima accelerazione di palla s’è ritrovato solo in area, libero di colpire (15’ pt). Come i biancocelesti abbiano preparato la partita rimane un mistero. Doveva essere l’ultima spiaggia per salvare la stagione. Dovevano entrare in campo affamati. Invece era come se qualcuno li avesse già masticati e digeriti. Non è mai facile gestire la tensione di un derby. Ma così è troppo. Ieri sono state corrose anche le ultime certezze e l’ultima qualità spendibile (che delusione Biglia!).

La formazione iniziale sapevad’autolesionismo. E nemmeno poco. La Roma ha solo peccato di leziosità, altrimenti avrebbe risolto in anticipo («dovevamo chiuderla nel primo tempo », ammette ). Non è stata abbastanza cinica. Si è specchiata nella sua bellezza cercando tocchi d’arte e così facendo ha vanificato la propria portata di fuoco. Il tardivo raddoppio di pareva comunque sufficiente (19’ st). Invece la squadra ha rallentato, s’è abbassata impaurita dai pali di Hoedt e Parolo, dalla rapidità di e dalla testa di Klose. Ma è stato un attimo. Dopo la rete di Parolo, con sulla fascia di e Zukanovic in mezzo, la Roma è ripartita scoprendo nella Lazio una specie di pan di spagna. Nessuna opposizione. Solo dolcezze per i palati giallorossi (peccato però che , che non ha giocato, non sia andato a festeggiare sotto la curva). In caratteri leggibili anche fuori porta, e hanno scritto il pesante fio: 1-4. Il primo a pagare è stato Pioli. Chi altro si candida?