17/05/2016 15:01
IL MESSAGGERO (A. MARANI) - «Le barriere rimarranno fino a che le persone non torneranno allo stadio. Se questi signori pensano che, impuntandosi, le autorità toglieranno le barriere credo che non si andrà da nessuna parte». Non lascia spazio a dubbi Franco Gabrielli, appena nominato Capo della Polizia, fino ad aprile prefetto della Capitale, l’uomo più contestato dalle Curve di Roma e Lazio che quest’anno hanno dato forfait all’Olimpico per protestare conto il nuovo “modello organizzativo per la sicurezza degli incontri di calcio”. Nella sostanza, se non saranno i tifosi a fare un passo indietro, a dare un primo segnale di distensione, i divisori resteranno anche al fischio di inizio del prossimo campionato. Il questore Nicolò D’Angelo incalza: «Le vere barriere sono la prepotenza, l’arroganza e l’odio, il rifiuto di ogni regola fino al disconoscimento delle istituzioni. Per dire basta a tutto questo all’Olimpico è stata fatta una cosa semplice: sono state applicate rigorosamente le norme che esistono».
L’INDAGINE La sicurezza allo stadio è stata, ieri, occasione di dibattito al convegno “La legalità rompe le barriere” alla Sapienza. Non è mancato nemmeno tra gli universitari qualche contestatore. «Ragazzi i buuu sono segni di debolezza - ha replicato Gabrielli - perché se qualcuno ha qualcosa da dire lo deve fare a viso aperto assumendosene la responsabilità ». Quasi 8 tifosi su 10 si sono detti contrari al provvedimento delle barriere nelle Curve. Il dato è emerso da un’indagine dei ricercatori della Link Campus University su 4mila supporter intervistati fuori dallo stadio in 8 partite nel periodo novembre-dicembre e marzo- aprile e presentata ieri. Il 64.9% degli intervistati ha detto di essere «per nulla d’accordo» mentre il 14,8% «poco». Più di 7 su 10, però, si sentono sicuri allo stadio (il 74,5%). Mentre sui motivi che hanno portato al provvedimento il 27% ritiene che sia stato preso per isolare gruppi violenti, il 21,1% per garantire più sicurezza, il 16,4% per scoraggiarli, il 13,5% per garantire più efficacia negli interventi e il 17% ha dichiarato di non sapere.
RAMMARICO Il prefetto ha confidato di essersi sentito «un uomo solo» nell'affrontare la vicenda. «Penso alla scena del film “I soliti ignoti” - ha detto - in cui si dice “M’hanno rimasto solo”, ecco io l’ho vissuto così anche se non del tutto solo perché con me c’era il questore. Molto spesso il mio cognome è stato associato a quello di Filippo Raciti (ieri era presente la moglie, Marisa Grasso, ndr) e Giovanni Falcone ma solo con l’intenzione di identificare anche per me una fine tragica. In una società in cui la solidarietà si spende per la qualsiasi, io in tutti questi mesi non ho mai ricevuto un segno di vicinanza o di attenzione». Più volte durante il campionato è stata tentata la carta del dialogo attraverso la mediazione dei club. Con Sebino Nela scelto dalla società giallorossa per tenere i contatti con i tifosi e Armando Calveri, omologo per la Lazio. Ma lo sciopero delle Curve non si è fermato e al derby di aprile all’Olimpico sugli spalti c’era la desolazione, appena 23mila spettatori. «C’è un solo momento in cui è permesso fare barriera: quando tira le punizioni Totti - ha detto mister Luciano Spalletti agli studenti - Bisogna trovare soluzioni diverse perché io capisco la situazione di non controllo, ma gli stadi sono vuoti e bisogna riempirli». Mentre il dg Mauro Baldissoni ha dichiarato: «Dobbiamo puntare all'eliminazione di tutte le barriere, ma è chiaro che chi delinque deve pagare». «In Curva ci sono persone perbene e una serie di persone che si attrezzano per fare guerriglia», ha invece sottolineato Claudio Lotito, presidente della Lazio mentre l’allenatore Simone Inzaghi: «Nel calcio si può vincere e si può perdere, ma allo stadio c’è bisogno delle famiglie».