Delitto Ciro Esposito, il silenzio della Sud dopo la condanna

25/05/2016 13:56

LA REPUBBLICA (L. MONACO) - «Ventisei anni è una condanna eccessiva». Non una parola di più. A poche ore dalla lettura della sentenza di primo grado che ha condannato Daniele per l’omicidio di Ciro Esposito c’è poca voglia di parlare tra i romanisti. Tacciono i social, forse compariranno altri gli striscioni di solidarietà sui muri di Roma: opera di quella fetta di tifoseria che non ha mai preso le distanze da . «La morte non ha colori, ma la Sud rimarrà sempre al fianco di un suo figlio», recitava un comunicato diffuso in rete il 1 luglio 2014, una settimana dopo la scomparsa del tifoso napoletano ferito dai colpi di pistola esplosi proprio da il 3 maggio, nel pre partita della finale di Coppa Italia, - .
Del resto Ciro era ancora vivo quando le frange ultrà più vicine a decisero di far capire subito da che parte stavano. «Daje Daniè», recitavano due striscioni esposti durante Roma- dell’11 maggio. Uno dei due messaggi era corredato da un fascio littorio, a rimarcare l’appartenenza politica del «camerata» cresciuto nella sezione di via Ottaviano. La maggioranza dei tifosi romanisti però non ha mai condiviso, stringendosi piuttosto alla famiglia Esposito. Un gruppo di ultrà raggiunse persino Scampia per consegnare una lettera alla madre.
«I messaggi di solidarietà ai ragazzi deceduti o arrestati sottolinea Lorenzo Contucci, avvocato e profondo conoscitore della sottocultura ultrà – vengono esposti da sempre in tutte le curve italiane, perché fanno parte del linguaggio proprio degli ultrà». «È vero, ma sono stati un errore - ragiona un vecchio ultrà – quelle prese si posizione non hanno fatto altro che peggiorare la posizione di Daniele, facendolo percepire come una persona peggiore di quella che è, e allo stesso tempo hanno danneggiato irreversibilmente anche la . Perché diciamolo – aggiunge – la sentenza di oggi (ieri, ndr) non fa altro che confermare le tesi del primo giorno: Daniele è l’assassino e Ciro l’eroe. Ma le coltellate a chi gliele ha date? ». Dello steso avviso l’avvocato Fabrizio Grassetti, presidente dell’Unione tifosi romanisti. Certo è che la tragedia di Ciro, oltre a frantumare due famiglie e acuire la rivalità tra Roma e ha sconvolto anche l’universo del tifo giallorosso.