15/05/2016 14:12
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Visto che non ci sarà Perotti, uno dei suoi fedelissimi, chi farà giocare Luciano Spalletti in attacco a Milano? L’interrogativo, accompagnato dai più variegati pronostici (Totti? Dzeko? Sadiq? Nessuno dei tre?), ha tenuto banco fino ad un’oretta e mezza prima del fischio d’avvio di Rizzoli. Fino a quando, cioè, non si è saputo che, tutto sommato a sorpresa, Dzeko, il più gettonato della vigilia, non avrebbe giocato. Anzi, che non avrebbe giocato neppure stavolta. L’ennesima, solenne bocciatura per il fiore all’occhiello del mercato estivo della Roma. Il bosniaco doveva essere il rinforzo più rinforzo per Rudi Garcia, ma - alla fine dei conti - non lo è stato neppure per Spalletti. Il quale, tirando fuori via via motivazioni sempre diverse, non gli ha mai dato fiducia. O gliel’ha data con il contagocce. E così il tenero Edin da titolare è diventato la riserva della riserva. Un segnale chiarissimo per la Roma che verrà: per lui, ormai è assodato, non ci sarà (più) spazio.
PENSIERI E (TROPPE) PAROLE E pensare che, pochi giorni dopo il suo ritorno a Trigoria, Spalletti era stato lapidario: «Se avessi dovuto prendere un centravanti, avrei scelto Dzeko», il suo virgolettato. Bluffava, ora è accertato. A seguire, ma un po’ di tempo dopo, un’altra dichiarazione molto di maniera: «Dzeko mi deve dimostrare di essere ancora Dzeko», sentenziò Lucio alla vigilia di Roma-Torino, mandando però Edin in panchina la sera dopo. «Dzeko soffre il dualismo con Totti», aveva assicurato al termine della partita di Bergamo, quella che aveva preceduto la sfida dell’Olimpico contro i granata. Insomma, pensieri e (tante) parole sempre contrastanti. Come dimenticare, del resto, quel «Dzeko deve pregarmi per avere una maglia» pronunciato dall’allenatore prima della trasferta in casa dell’Udinese? Il giorno dopo Edin titolare e suo gol in apertura per la vittoria della Roma. Arrivati a questo punto, restada capire se è la Roma che non vuole più Dzeko oppure è Dzeko che non vuole più la Roma. Anche per una questione di feeling che, di fatto, non c’è mai stato in maniera seria e continuativa. Pochi sorrisi, tanti visucci. La stagione del bosniaco (in campo a SanSiro solo nei minuti finali, come terza scelta) si chiude con un bottino di 10 reti (8 in campionato e 2 in Champions) a fronte di 38 presenze (30 + 7 in Champions + 1 in Coppa Italia). Bilancio negativo, non ci sono dubbi. Singolare, e per certi versi paradossale, che il miglior attacco del campionato (83 gol) avrà bisogno per la prossima stagione di un nuovo centravanti. Ma, chissà, forse non avrà proprio bisogno di un centravanti. I numeri, per ora, stanno tutti dalla parte di Lucio, e contro quelli come Dzeko