09/05/2016 14:55
IL MESSAGGERO (E. TROTTA) - A 90 minuti dal termine della stagione e in attesa di far luce su alcuni rumours che circondano il suo futuro, il tecnico dell'Inter Roberto Mancini ha voluto esaltare il ruolo e il numero di maglia di Francesco Totti (contro il Chievo 600 presenze in Serie A), già riconosciuti nella sua tesi sul 'Trequartista' per l'abilitazione ad allenatore professionista. Il manager nerazzurro, anch' egli in passato un grande numero 10, ha ritrovato nella gesta del capitano giallorosso molte affinità tecniche.
Rispetto a 15 anni fa, quando nella sua tesi ha descritto i diversi ruoli in campo di Francesco Totti, artista-trequartista e seconda punta con la Roma, si aspettava che potesse essere così determinante in questo finale di stagione?
«Anche fra 10 anni Totti avrà la stessa qualità tecnica. Ciò che ha realizzato appartiene ad un campione di un’altra categoria».
Cito dalla sua opera ‘La magia del numero 10 è quella che nasce dai piedi del trequartista, il giocatore di fantasia, quello capace di spiazzare tutti con un gesto atletico di cui forse nemmeno lui ha piena consapevolezza’. Totti con i suoi assist, l'ultimo quello contro il Chievo per il 3-0 di Pjanic, ha colto di sorpresa diversi avversari. Ne ricorda uno in particolare?
«Ne ha fatti talmente tanti che risulta difficile evidenziarne uno solo. Quello che sta facendo adesso, alla sua età, appartiene solo ad un grande campione. Può giocare anche da fermo».
Il numero 10, più del centravanti, si conferma molto spesso il vero trascinatore del pubblico.
«Perché il numero 10 è il giocatore con più qualità e tecnica, in grado di trascinare il tifoso. E’ colui che costruisce l’azione, talvolta la finalizza o che mette in porta l'attaccante. Quello che ha i piedi migliori degli altri».
Quale sarà l'evoluzione del numero 10?
«Non credo ci sarà, rimarrà sempre il numero 10. Magari in alcuni momenti si potrà giocare con la mezzapunta classica, come Totti, a volte il numero 10 farà invece la seconda punta come spesso avviene nelle squadre alla ricerca di maggiore equilibrio. Però è chiaro che se la squadra dispone di un grande giocatore, di un numero 10, oltre ad avere due grandi attaccanti, credo abbia già una straordinaria base di partenza. Basta vedere il Barcellona con Neymar, Suarez e Messi, che può essere un numero 10: con giocatori di questa qualità e di classe si parte sempre dall' 1-0».
Le sarebbe piaciuto allenare il capitano giallorosso?
«Io ho avuto la possibilità, anche se lui era giovane, di giocarci contro e, come ho sempre detto fin dai tempi del suo debutto, è sicuramente il calciatore che mi somigliava di più per qualità, movimenti, gesti tecnici e per la rapida intuizione dello sviluppo della manovra. Mi fa molto piacere che Totti ancora oggi possa fare la differenza in Serie A».
Nella sua squadra dove lo avrebbe eventualmente schierato?
«Prima Totti e poi gli altri 10!»
Quindi lei gli rinnoverebbe il contratto?
«Credo che sia doveroso e giusto: ha dedicato tutta la sua vita alla maglia giallorossa. Non conosco la vicenda ma parliamo di un giocatore che poteva andare via in qualsiasi momento. Avrebbe potuto giocare nei più grandi club e se è rimasto tutta la vita a Roma, penso che con qualsiasi presidente e allenatore ci sia alla Roma, Totti debba rimanere il simbolo di questa squadra»