05/05/2016 20:34
ULTIMOUOMO.COM (D. MANUSIA) - Non c’è altro modo per affrontare la stagione italiana e romanista di Edin Dzeko se non come la sua personale discesa agli inferi. Un viaggio di sola andata per quel girone in cui gli attaccanti centrali che hanno fatto qualcosa – non importa cosa – per infastidire il dio del calcio sono costretti a mettere in discussione eternamente le basi del proprio mestiere.
Tutto era normale, poi ho cominciato a sbagliare gol semplici, a porta vuota. Poi, senza che me ne rendessi conto, non avevo più idea di dovesse fosse la porta, di come colpire la palla, di come utilizzare il mio corpo…
Mentre più o meno chiunque può sbagliare un gol a porta vuota (Cristiano Ronaldo e Neymar, Zlatan Il Grande, Robin Van Persie, ai suoi tempi persino anche Ryan Giggs), Edin Dzeko ha collezionato in una sola stagione un numero di errori, più o meno clamorosi, che un altro attaccante può fare in una carriera intera. Un attaccante con alle spalle una carriera molto meno brillante della sua.
Per ragioni simili tempo fa mi aveva colpito il caso di Fernando Torres. (...) A differenza di Torres, non c’è una ragione apparente per cui Dzeko debba essere diverso da come era una stagione fa, o due. Neanche il declino fisico giustifica da solo una crisi di questo tipo: Dzeko ha appena compiuto trent’anni e questo, semmai, non fa che aumentare la pressione su di lui, perché rende più difficile un vero riscatto, o una normalizzazione.
Tutto era normale, poi, all’improvviso, non c’era più niente di normale…
Degli errori di Dzeko non si parla, si guardano e basta. Nella cultura calcistica l’aspetto psicologico è meno evoluto rispetto a quello tattico o atletico. Non è detto che un calciatore sia seguito da uno psicologo (neanche in casi in cui andrebbe assegnato d’ufficio tipo Cassano) e le risposte sempre uguali nelle interviste non ci permettono di vedere il mondo di difficoltà e pressione (a fronte della consolazione economica) in cui vive un calciatore professionista oggi.
(...) Siamo senza parole di fronte a una crisi come quella di Dzeko e per questo identifichiamo Dzeko stesso con la sua crisi. La crisi, anzi, diventa rivelatoria: Dzeko in realtà è sempre stato un bidone e secondo alcuni addirittura in Promozione e Prima Categoria come Dzeko “ce ne stanno a fiumi” come lui. Prendiamo le distanze: se ci siamo caduti prima, non ci cadiamo più, ora.