12/06/2016 13:44
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Ormai è pressoché ufficiale: Pjanic è un calciatore della Juventus. E a volere il trasferimento è stato il bosniaco e non la Roma. Parola del dg Baldissoni che ieri, intervenendo a Roma Radio, ha lanciato un duro j’accuse nei confronti dei media: «Noi siamo qui per tutelare i nostri tifosi che vengono avvelenati. Non si può vivere in questo clima, anche il ragazzo è stato insultato ma ha esercitato un suo diritto. Lui ha proposto quella clausola quando abbiamo rinnovato due anni fa, noi l’abbiamo accettata. Pallotta - ha poi precisato - aveva detto che non voleva venderlo, ed è vero, ma ha detto anche che non dipendeva da noi perché aveva una clausola. Pjanic va via con la clausola e allora diventa ‘Pallotta dice bugie’. Tutto questo non è normale. Come non è normale che bisogna tirare fuori documenti privati per smentire sciocchezze». A tal proposito, il dg ha poi letto la missiva con la quale il giocatore, il 9 giugno, ha comunicato la volontà di avvalersi della clausola rescissoria e «di regolare il 20% di mia spettanza direttamente con la Juventus».
LE ALTRE VERITA’ Senza voler entrare nella curiosa tempistica della vicenda (martedì sera Ruediger, destinato al Chelsea e operato ieri dal Professor Mariani, finisce ko; mercoledì viene confermato lo stop di 5 mesi; giovedì arriva a Trigoria la lettera di Pjanic) e preso atto delle parole del dg giallorosso, qualcosa stride. Soprattutto nella volontà di far uscire la Roma dalla vicenda come un soggetto passivo, che ha subito la situazione. In realtà il club qualcosa avrebbe potuto fare. Pjanic ha il contratto in scadenza nel 2018 e quindi la società, se lo avesse ritenuto opportuno, poteva accontentarlo, aumentargli lo stipendio, rinnovare l’intesa e togliere la clausola rescissoria (o alzarla a somme ben più elevate). Non averlo fatto non può venir considerata un’imposizione da parte di terzi ma una scelta. Legittima, sia chiaro, ma pur sempre una scelta. Perché Pjanic a 38 milioni (anzi, tolto il 20% dovuto al calciatore, a 30,4) non si può non prevedere che faccia gola ad altri club. Ieri Marotta e Baldissoni hanno dichiarato (a distanza di mezz’ora, uno dall’altro) come la decisione di usufruire della clausola sia stata una mera volontà del calciatore («Ha voluto fortemente la Juventus e si è avvalso della ben nota clausola», le parole dell’ad bianconero) ribadendo che tra i club «non c’è stata nessuna trattativa ma solo incontri tecnici per definire le modalità di pagamento». Domanda lecita: ma se nella lettera (scritta appena tre giorni fa) il calciatore annuncia di rinunciare al 20% sui 38 milioni previsti (quindi 7,6), perché venerdì dai microfoni di Roma Radio (versione tra l’altro confermata ufficiosamente a Torino) viene detto che la Roma incasserà 32 milioni di euro? Una somma diversa dai 30,4 implicherebbe un accordo tra le parti (o il calciatore che lascia sul piatto 1,6 milioni: a memoria, è mai accaduto?) che andrebbe ben oltre «gli incontri tecnici per definire le modalità di pagamento» della clausola. Senza contare che questa andrebbe pagata in un’unica tranche. E invece da Torino continua a trapelare che il pagamento avverrà in tre rate.
RADJA-ROMA: È TORMENTONE Domande che troveranno risposte esaustive nei comunicati dei due club (o al più tardi nei resoconti annuali dei bilanci). Quello che è certo è che per 30,4 milioni o 32, la Roma non ha più Pjanic. E, com’era prevedibile, è già iniziato il nuovo tormentone legato a Nainggolan che ieri ha però smentito nuove frasi («Conte mi vuole davvero e da Roma sento strane voci») attribuitegli in un’appendice in fiammingo dell’intervista rilasciata giovedì. La sostanza non cambia: Radja intende rinegoziare il contratto ma a Trigoria fanno muro. Mercato: confermate le piste Nacho in difesa (le alternative restano Juan Jesus e lo svedese Lindelof) e Wjanaldum in mediana (in lizza anche Vazquez e Witsel).