13/07/2016 20:06
IL RESTO DEL CARLINO (M. GIORDANO) – Da fuggitivo a desaparecido. Il silenzio di Amadou Diawara continua. E in casa Bologna, insieme alla rabbia, inizia a montare pure un po' preoccupazione per il ragazzo. Il suo telefono è staccato da domenica mattina. Da sabato sera, nessuno ne ha tracce. Anche ieri il Bologna ha provato a cercarlo: niente da fare. Ma se la fuga e il silenzio del primo giorno potevano essere intesi come un gesto di rottura per forzare la cessione, il fatto che del ragazzo non si abbiano notizie da tre giorni inizia pure a preoccupare sotto il profilo umano. Dove sia, Diawara, ancora non la dirigenza rossoblù non l'ha capito. Le versioni sono diverse e contrastanti: a Londra, residenza del suo agente guineano Tunkara? In Guinea dal padre e la sorella? In Italia, in Toscana dove ha sostenuto la visita medica fiscale con cui ha tentato di giustificare la mancata partenza per il ritiro?
Il timore del club rossoblu è che gli agenti abbiano un'eccessiva influenza sul centrocampista. Anche ieri il Bologna non è riuscito a comunicare con lui e l'entourage del ragazzo non ha l'intenzione di renderlo rintracciabile. Il mistero continua. Due cose sono certe. Gli agenti del regista hanno confermato la loro posizione: Diawara non tornerà in ritiro e a Bologna. E il Bologna, a propria volta, nonostante la preoccupazione umana per il ragazzo, monta pure la rabbia. E ogni giorno che passa, il club è sempre più tentato dall'adottare il pugno di ferro. I primi segnali sono già arrivati, con la richiesta di visita fiscale. Ma c'e dell'altro. Il Bologna e intenzionato ad approfondire la situazione relativa al certificato arrivato via fax in sede e al medico che lo ha rilasciato. Non solo. Ogni giorno che passa a convinto di aver smascherato il piano messo in piedi dall'entourage di Diawara per arrivare alla cessione. Sarebbe il seguente. Gli agenti erano convinti che il club, dato l'ingaggio da 70 mila euro del loro assistito, il Bologna avrebbe dovuto calare il prezzo rispetto alle richieste iniziali, potendo cosi richiedere un ingaggio più alto per il ragazzo. Di fronte alla proposta di adeguamento (350 mila euro netti, che sarebbero diventati circa 600 mila alla trentesima partita), questa possibilità è saltata. E club disposti, oltre al Valencia (la cui offerta però non superava gli 8 milioni), a riconoscere un ingaggio da 1 milione a Diawara non se ne trovano.
Cosi l’entourage è arrivato alla rottura: prima verbale, con le dichiarazioni di Piraino contro società e Donadoni, poi con la mossa di disertare il ritiro. Ma se fino a sabato sera le schermaglie verbali potevano essere imputate all'entourage e non al giocatore, non presentandosi a Castelrotto il ragazzo si a assunto la responsabilità e ci ha messo la faccia in prima persona. Probabilmente con l'obiettivo di far crollare il prezzo del cartellino. Il primo risultato è che la Roma si è tirata indietro: niente 13 milioni per Diawara, dell'affare tornerà forse a parlare una volta che il caso sarà risolto, mentre Fiorentina e Napoli sono alla finestra. L'impasse non si sblocca e il Bologna è sempre più combattuto: attendere e preservare un capitale che può fruttare una corposa plusvalenza o passare alle maniere forti: blindando il giocatore e tenendolo a Bologna a 70 mila euro, in virtù del contratto che lo lega ai rossoblù fino al 2020. La corda è tesa e rischia di spezzarsi.