26/07/2016 14:24
IL MESSAGGERO - Un piano pensato da tempo, da mettere in pratica contro un pullman di tifosi inermi. La terza Corte d'assise di Roma ha motivato la sua sentenza contro Daniele De Santis, l'ultrà romanista condannato a 26 anni di carcere per l'omicidio di Ciro Esposito, e ha sottolineato come l'azione fosse organizzata e preparata. «Aveva elaborato un piano preordinato che prevedeva la provocazione contro un pullman di tifosi inermi», scrivono i giudici. Un assalto durante il quale Ciro è rimasto ferito gravemente da un colpo di pistola il 3 maggio 2014, poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, ed è morto dopo un'agonia durata 53 giorni.
La Corte chiarisce anche che De Santis non era solo al momento dell'aggressione al pullman, ma spalleggiato da almeno altre sei persone, non identificate. «È certo - si legge nella sentenza - che detti supporters romanisti erano stati convocati da lui per organizzare un vero e proprio agguato contro l'invisa tifoseria partenopea, agguato cessato immediatamente quando, al termine della sparatoria, i tifosi napoletani accorrevano in numero soverchiante». Un comportamento, quello tenuto dall'imputato che ha reso quel giorno del 3 maggio come un «unicum». «In altri episodi - si legge ancora nel provvedimento - mai si è fatto uso di armi da fuoco, giungendo al massimo all'uso del coltello, ma mai usato per uccidere, bensì sempre e solo con l'intenzione di procurare ferite superficiali, come quelle subite dall'imputato, appunto le puncicate. Ed è indubitabile che l'intensità del dolo dimostrato da De Santis, fino a lambire le forme della premeditazione, sia massima».
LA DINAMICA - E ancora: «Egli, secondo la dinamica dei fatti preordina in concorso con altri soggetti, un vero e proprio agguato e non solo si premunisce di bombe carta, ma anche di una pistola che porta appresso carica e con il colpo in canna, perché lo sviluppo e la progressione dell'agguato progettato è tale per cui prevede che possa determinarsi una situazione per cui debba sparare».
«Una sentenza esemplare, che conferma quanto da sempre denunciato dagli avvocati di parte civile ed emerso dalle indagini difensive, cioè che si è trattato di un agguato premeditato - commentano le motivazioni Angelo e Sergio Pisani, gli avvocati della famiglia di Ciro Esposito - La Corte ha giudicato errata la consulenza tecnica avendo De Santis sparato con i guanti e avendo sparato senza essere stato prima ferito, come risulta dai referti del pronto soccorso e delle prime cure dove non risultano ferite da arma da taglio. E' la conferma all'esito di una ricostruzione istruttoria chiara e completa di testimonianze, video, audio e prove chiari e inconfutabili, che rende giustizia a un innocente come Ciro Esposito, il quale quella tragica mattina sacrificò la propria vita per mettere in salvo donne e bambini».