15/08/2016 16:35
IL MESSAGGERO (B. SACCA') - Gettato nel pozzo dei dimenticati da José Mourinho, neppure fosse un rifiuto radioattivo, Iker Casillas ha saputo replicare per l'ennesima volta il gesto più consueto per un portiere. Decollare, da terra, fino ad accarezzare l'incrocio dei pali. E così San Iker da Móstoles, una appendice di Madrid, ha compiuto un altro miracolo. Ha salutato la propria culla, divenuta casa, e reggia: e si è inventato un futuro 420 chilometri più in là, verso l'Oceano. A Oporto. Aveva litigato con Mourinho, ecco la radice del motivi. D'altronde, si sa, chi non si allinea all'andare (al comandare) di José, a José non piace. Dunque, dopo aver dedicato almeno 25 dei propri 34 anni ai blancos, un anno fa Iker ha posato la fascia di capitano sulla scrivania del presidente Florentino Perez. E, senza una protesta, commosso, ha detto piano: addìo.
VENTI TROFEI Nei prossimi dieci giorni, insomma, la Roma di Luciano Spalletti incrocerà il cammino di una figura che ha sempre abbinato il gusto dei trionfi (giusto una ventina, per gradire...) alla statura di una forte personalità. È vero, la reattività di Casillas è andata sfumando nelle stagioni più recenti: ma non per questa ragione sarebbe corretto disconoscere il valore di uno dei migliori portieri degli ultimi 20 o 30 anni. Per avere un'idea del contesto, basta tuffarsi un poco nel fiume dei social, e andare a sfogliare le pagine di Iker. Un paio di mesi fa un certo Cittran123 gli chiedeva: «Iker, torna al Real Madrid, per favore». Un secondo follower scriveva: «Gracias Iker». Già, grazie. Oggi Casillas guarda, sereno, scorrere le scene del finale dalla carriera. «Papà di Martino e di Lucas», si definisce. È stato e rimarrà un cardine autorevole del calcio spagnolo ed europeo. Con lui, la Roma non potrà scherzare.