LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Stefano Benni scriveva della solitudine del portiere di calcio. A Roma si potrebbe scrivere della maledizione caduta sulla loro maglia. Il numero 1 a Roma non porta fortuna. Per 13 anni, quella divisa è finita sulle spalle di inerti comprimari, figuranti ai margini dell’organico e mai in competizione per il ruolo da titolare. Scavalcati da gente come Pelizzoli o Zotti, Doni o Julio Sergio, Stekelenburg o De Sanctis, persino tale Goicoechea, che la porta giallorossa la difendevano esibendo l’80 o il 32, il 27 o il 24, il 13 o il 26. Mercoledì a Oporto il numero 1 potrebbe finalmente tornare sulle spalle del titolare: da questa stagione la divisa simbolo del ruolo di portiere sarà del polacco Wojciech Szczesny, (ri)voluto a tutti i costi da Spalletti che con lui s’era trovato a meraviglia nella stagione scorsa. Una novità quasi rivoluzionaria: negli ultimi 7 anni la numero 1 l’aveva indossata Lobont, zero presenze dal 2013 a oggi e solo 22 nei 4 anni precedenti. Una comparsa. Come Curci, che ha custodito il numero mitico tra il 2004 e il 2008 mettendo insieme non più di 29 apparizioni in 4 stagioni. Per non parlare di Lupatelli, mai impiegato da numero 1 nel 2003-04. Ma la maglia “maledetta” aveva colpito pure nomi insospettabili: l’austriaco Konsel, pur conservando quel numero, aveva dovuto abdicare lasciando il ruolo da titolare ad Antonioli nel ’99. Cervone s’era piegato agli infortuni spalancando la porta a Sterchele nel ’97.
Ora Szczesny spezzerà la maledizione. A meno che al suo posto Spalletti non lanci il brasiliano Alisson.