Francesco Totti allenatore avrebbe tanto da perdere

11/10/2016 00:34

ILPOSTICIPO.IT (S. IMPALLOMENI) -  sta ancora sbalordendo tutti, a quarant’anni appena compiuti. Tutti e, forse, anche se stesso. È bello e sano vedere un campione così sfidare il tempo, capace di farselo scivolare addosso con leggerezza ed entusiasmo. La sua longevità colpisce più del suo enorme talento. Colpisce la tenuta atletica e la voglia quotidiana di reggere ritmi diversi, di allenarsi, di andare al campo di allenamento con motivazioni forti. È da sottolineare il come voler tenere botta, il voler esserci soltanto per il gusto di giocarsi una partita confrontando i suoi limiti agonistici, temerli ed essere in grado di superarli. Una lotta continua, la sua, con uno scopo: evitare emarginazioni legate soltanto all’anagrafe, cercando sempre di produrre un naturale valore aggiunto.

sta vincendo la sua sfida e resta attuale grazie alla volontà di restare a disposizione. Non ha mai vissuto un ruolo di secondo piano ed è da apprezzare il tentativo di non mollare, di seguire soprattutto il suo spirito che lo solleva oltre l’inimmaginabile e il consentito. È questa, al di là di quel che sappiamo, la vera novità di una carriera straordinaria. Il “precario”, a disposizione di tutti, capitano di giornata, a seconda delle emergenze e delle convenienze. Il che aiuta e determina all’insegna di un amore infinito per il calcio, quel mondo in cui vorrebbe vivere per sempre e non vorrebbe mai mollare. E un mondo futuro da osservare non solo da fuori, ma anche da dentro.

IL CONFRONTO CON IL PASSATO È PERICOLOSO
In una recente intervista concessa a Walter Veltroni, sul “Corriere dello Sport”, abbozza un’idea, accarezza un’ipotesi. La possibilità di allenare un giorno, chissà, la sua Roma. Un sogno, per ora, in attesa che diventi realtà. Ce la farà a diventare un grande allenatore? Avrà  le caratteristiche idonee per farlo? Sarà portato per gestire un gruppo, compiere delle scelte scontentando alcuni o accontentando altri? Domande sparse e nessuna risposta certa, per il semplice motivo che con non sono escluse sorprese e non sappiamo mai come va a finire. Anche se la sensazione è che, in questo momento, nessuno se lo immagina seduto in panchina a dirigere una squadra o in piedi nell’area tecnica a suggerire un cambio, a stabilire un modulo, a determinare un cambio di strategia. Fa un certo effetto vederlo in un ruolo del genere, ma con mai dire mai. Ci ha smentito quasi sempre decidendo per il meglio.  Se si sente di fare l’allenatore che faccia pure, a patto di abbracciare la scelta senza dubbi e incertezze. La sua carriera parla da sola. L’esperienza accumulata è un bagaglio prezioso di conoscenze, sebbene non sia sufficiente. Come ha detto lui, serve pazienza e tanto impegno. Cose che non gli mancano. In questa ipotetica sfida però gli svantaggi sembrano prevalere sul resto. avrebbe molto da perdere perché la sua grandezza non lo aiuterebbe. Il confronto con il suo glorioso passato di fenomeno, di calciatore unico, sarebbe ineludibile e continuo. Non un dettaglio da poco per cominciare un’altra vita.