31/10/2016 13:20
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Daniele De Rossi fissa come ipnotizzato il monitor su cui scorrono le immagini e scuote la testa: «Non si può...». Non si può pareggiare contro il peggior attacco d’Europa. Non si possono perdere punti in un weekend che poteva segnare l’aggancio in vetta. E invece. La Juve è scappata via di nuovo, mentre la Roma è rimasta a guardarla, paralizzata dall’Empoli che non segna mai e la contagia, fermando il miglior attacco del campionato. «A volte la vittoria la corteggiamo, dobbiamo essere più allupati», sostiene Spalletti dopo lo 0-0 in Toscana. Lo dice digrignando i denti, quasi rabbioso. Di restare senza gol non gli succedeva dal 18 settembre: era capitato a una trentina di chilometri da qui, a Firenze con la Fiorentina. Come se contro i suoi due amori sportivi — i viola e l’Empoli — il cuore del toscano si sciogliesse ammorbidendo pure quello dei suoi attaccanti. Certo casa sua non è generosa con lui, nonostante quel ragazzone di Montespertoli fino a una ventina di anni fa passasse i mercoledì a giocare in via Togliatti a tombola con gli anziani e coltivasse con la famiglia una terra di ulivi nella zona. Non lo salva nemmeno Dzeko, che a ottobre aveva sempre segnato e qui invece s’imbambola dopo un minuto appena, quando gli cade in testa la palla che poteva cambiare tutto.
Il miglior romanista finisce allora per essere l’unico che gioca contro: Skorupski. Se la prossima estate, quando tornerà a Trigoria, dovesse trovarci Spalletti, meglio che si prepari “a uno shampoo”. Perché sono state le sue manone a costringere Dzeko, Salah, persino El Shaarawy al 92’ a mettersi le mani nei capelli anziché alzarle per festeggiare. Rovinando la serata all’allenatore, che però ci mette anche del suo: senza Florenzi, ridisegna la Roma e s’inventa Rüdiger terzino sinistro di una difesa a tre o a quattro a seconda dei momenti, rinuncia a Strootman («Non era in grande condizione»). A fine partita se la prende un po’ con tutti, pure con Fazio che fa tardi all’antidoping e rischia di fargli perdere il treno per Roma. Piccole dimostrazioni dell’umore nero che si porta a casa. Per i punti buttati via che allontanano l’idea dell’aggancio alla Juve. Ma pure per l’ennesimo guaio fisico. Stavolta tocca a Emerson Palmieri: risentimento muscolare al polpaccio. Che entità, si vedrà. Forse oggi, quando un’ecografia dirà pure se Totti s’è stirato davvero, come teme il medico romanista, oppure no. Certo che la questione inizia a farsi seria: a Empoli, escluso il terzo portiere, Spalletti aveva sette cambi. Praticamente la panchine di una volta. Far respirare qualcuno è impossibile, e dopodomani si parte già per Vienna.
Certo non basta questo come alibi per giustificare il pari di Empoli. Qualche motivo per recriminare pare avercelo invece Spalletti («Rigore su Salah? Per me non c’è, anche se ho tanti episodi su cui discutere quest’anno...»). La sintesi migliore finisce però per essere quella del solito De Rossi, che festeggiava i 15 anni dal debutto: «Bastava che Skorupski ne parasse una di meno...».