IL PUNTO DEL LUNEDI' - Caputi, Sconcerti, Crosetti, Giubilo, Garlando, Buffoni
31/10/2016 14:31
LAROMA24.IT - Una chance buttata al vento per tenere il passo della Juve. La Roma si inceppa sul campo dell'Empoli ed esce con un pareggio che sa di sconfitta. Uno 0-0 che fa allontanare i giallorossi dalla vetta, ora a quattro lunghezze di distacco.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
La storia sembra essere sempre la stessa. La Juventus, pur senza brillare, vince. La Roma, nel momento di sferrare il colpo vincente, s'inceppa. Tutto vero. Ora la squadra di Allegri viaggia a + 4 sulla Roma e a + 7 sul Napoli, ma essendo trascorse solo undici giornate sembra prematuro chiudere a priori la pratica scudetto. Non ci sono dubbi: la Juventus è la più forte, e se un match è equilibrato, nove volte su dieci lo vince lei. Proprio come sabato sera contro il Napoli. Le sue avversarie hanno però il dovere di pensare positivo e non arrendersi. Le sofferenze di gioco messe in mostra dalla Juventus e la distrazione Champions rendono la squadra di Allegri più vulnerabile del previsto. Quando l'asticella si è alzata, contro un Napoli spuntato e le due milanesi, i bianconeri hanno sofferto. Forse è solo una speranza, ma mollare la preda juventina sarebbe un grave errore. Certo, le trappole, come quella in cui è caduta la Roma, fermata dal muro umano eretto dall'ex Skorupski, sono ovunque. La gara di Empoli era senz'altro da vincere, ma quando tiri in porta venti volte, hai più la sensazione di una gara stregata, che non di aver demeritato. Tutto è ancora in divenire, l'equilibrio in classifica parla chiaro.
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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
L’aria è quella di un campionato leggero, non si vedono squadre perfette. A turno tutte mostrano lati deboli. È toccato anche alla Roma ad Empoli senza poter dire che ha giocato male. È questo il punto di confine: nessuna grande squadra è in grado di dominare e vincere, bisogna accontentarsi di qualcosa di mezzo. La regola di quasi novant’anni dice che è difficilissimo vincere lo scudetto perdendo più di cinque partite in totale. Se questo dovesse confermarsi, solo 4 squadre sono ancora in corsa, Juve, Roma, Lazio e Fiorentina, che ne hanno perse 2. Napoli, Milan, le altre ne hanno perse di più, sono in proiezione oltre il limite. Capisco siano cose noiose queste statistiche, e non sempre possono dire solo la verità. Ma vi assicuro che sono sintomi sinceri, soglie molto probabili di analisi vecchie di quasi un secolo sul fisico del campionato. Quello che è successo molto spesso, di solito succederà ancora. Stringendo significa che a oggi l’unica vera anti Juve è la Roma. Che è però leggera e un po’ vanesia. Non dà l’idea di forza che servirebbe. Questo significa forse che in generale siamo tutti un po’ velleitari.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Il vero core ‘ngrato, altro che Higuain, è un core de Roma anche se è nato a Zabrze, Polonia. Si chiama Lukasz Skorupski, fa il portiere e la Roma ha avuto la bella idea di prestarlo all’Empoli. Morale: l’impietoso Lukasz ha parato pure i calabroni. Il dodicesimo giallorosso in campo manda dunque la sua squadra a meno quattro dalla Juve, ma non è solo per colpa o merito delle prodezze di Skorupski se il miglior attacco della serie A, peraltro di fronte al peggiore, si è incartato. La Roma ha mostrato una ferocia da primato solo dall’85’ in avanti, un po’ poco. Prima ha aspettato l’episodio ma siccome la Roma non è la Juve, la lunga attesa si è rivelata improduttiva.
È uno strano campionato di gente che frena e rimette indietro le lancette dell’orologio, l’unica ora legale rimane quella bianconera che talvolta (quasi sempre) dà l’idea di essere proprio in un altro fuso, parecchio più avanti, diciamo tra Cina e Giappone. Anche i dibattiti accademici sulla bruttezza juventina si esauriscono di fronte alle assenze altrui. L’anti Juve, semplicemente, non c’è. L’unica può essere la Juve quando non ha tanta voglia, o quando gioca a Milano: a questo punto, nella prossima stagione al netto dell’eventuale Coppa Italia. Il Napoli è vagante, la Roma intermittente, il Milan adolescente. Roma e Milan restano le più vicine in classifica ai campioni, i rossoneri li hannio addirittura battuti mentre Spalletti e Totti andranno allo Juventus Stadium il 17 dicembre, più o meno tra una vita. Quel giorno il fossato potrà essere abisso, a meno che qualche difetto di crescita bianconero (forse Pjanic, forse Dani Alves, forse il centrocampo poco creativo) non permetta agli altri di avvicinarsi un poco [...]. Il campionato dei gamberi sta dunque dicendo che quasi tutti hanno impiegato malamente l’estate nel tentativo di avvicinarsi alla Juve. Il Napoli si è indebolito, la Roma è forte solo di uno Dzeko nuovo, l’Inter è l’inserto satirico del campionato.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
Non è soltanto Higuain la risorsa della Juventus. Al suo primato solitario con prospettiva di sesto scudetto consecutivo contribuiscono gli inseguitori, incapaci di trovare le necessaria continuità di rendimento. A partire dalla Roma, salda al secondo posto, ma con il rimpianto dei due punti lasciati a Empoli. Dove la squadra ha avuto una marea di occasioni da gol, trovando sulla sua strada l'altro portiere polacco in campo, che era quello dell'Empoli, a complicarle la vita. Si può discutere su qualche scelta, che poteva anche essere rivolta al giovedì di coppa, ma prevalentemente le decisioni di Spalletti sono state condizionate dalla precaria condizione fisica di diversi giocatori importanti, a partire da Strootman e Perotti. Buono l'inizio, che prometteva goleada, buoni gli ultimi minuti, ma solo per la volontà di inseguire la vittoria.
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GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
La Juve ieri non ha giocato, ma ha vinto lo stesso. La Roma infatti si è impantanata a Empoli e ora dista 4 punti, braccata dal Milan, terzo a una lunghezza. Visto il divario di qualità e quantità d’organico, quel punticino suona a gloria di Montella e molto meno di Spalletti. «Ma come? - dirà qualcuno -. Ci avete raccontato che Spalletti ha la faccia dell’anti-Allegri...». Confermiamo. Ma quando lo raccontavamo, il giorno del trionfo giallorosso al San Paolo, condizionavamo la profezia a un patto: che la Roma riuscisse a presentare lo stesso cuore e le stesse voglie sfoggiate contro Inter e Napoli anche in certi dimessi pomeriggi di provincia. La Juve lo fa regolarmente da 5 stagioni; Bonucci e Buffon mostrano gli stessi occhi da tigre sia all’ora di pranzo al Bentegodi sia in una notte di gala a Berlino. Nel campionato scorso la Roma, arrivata a 9 punti dai campioni, ne raccolse 8 in meno dei bianconeri contro le 10 squadre della metà bassa della classifica. Il divario si è creato lì. Per questo lo 0-0 di una macchina da gol da 26 reti deve preoccupare Spalletti. Viziata da due mega-occasioni in avvio, la Roma si è convinta che prima o poi avrebbe comunque intascato la vittoria, per inerzia da valori, e ha perso l’umiltà e la rabbia per scavare con le mani alla ricerca dei 3 punti. La Juve certe partite incarognite in genere le porta a casa. Sa vincere anche giocando male. La Roma deve ancora imparare a farlo. Ma non è semplice, perché insegnare a soffrire è molto più difficile che insegnare una diagonale difensiva.
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LEGGO (R. BUFFONI)
Non aprite quel cassetto. Dei sogni. La Roma, che alla vigilia sperava di agganciare o addirittura scavalcare la Juventus in vetta, non è stata capace nemmeno di tenere lo stesso passo dei bianconeri. Così il turno è stato favorevole ai campioni d’Italia che, spinti da “core ingrato” Higuain giustiziere del Napoli, sono tornati a comandare con un solidissimo +4. I giallorossi sono stati fermati dalle parate di Skorupski, allevato a Trigoria e mandato in prestito biennale in Toscana. Ma non bastano le manone del polacco a giustificare il flop. Dopo un avvio sprint, la prima Roma del dopo Florenzi - schierata con un’inedita difesa a 3 - ha pagato un’ora di match giocato svogliatamente, forse con la convinzione che il gol prima o poi sarebbe piovuto dal cielo. Nel finale un nuovo sussulto, con Skorupski a dire «no ragazzi, troppo tardi»