15/10/2016 15:18
LA REPUBBLICA (M. AZZI) - La cicatrice sta diventando indelebile, mentre tutti continuano a voltarsi dall’altra parte: nell’ingloriosa speranza che la ferita si rimargini da sé, col tempo. La grave anomalia si è trasformata in una regola e non fa più notizia che Napoli e Roma siano obbligate ad affrontarsi per la sesta volta di seguito nel pomeriggio, per motivi (evidentemente irrisolti) di ordine pubblico. Lo chiamavano il Derby del Sole, ma l’amarcord non c’entra con la decisione (presa dal Viminale e avallata dalla Lega) di programmare le ultime sfide tra le due squadre sempre di giorno: per semplificare i controlli all’interno e all’esterno dello stadio. Succederà pure oggi, al San Paolo: deturpato - nonostante il record stagionale di 50 mila spettatori - dalla chiusura del settore Ospiti. Ci sarà invece la madre coraggio di Ciro Esposito, vittima due anni fa della aggressione mortale di un ex capo ultrà giallorosso, che ha scavato un abisso tra le due tifoserie ed è diventato il seme della partita dell’odio: nella indifferenza generale. La vigilia di ieri non ha fatto eccezione, su entrambi i fronti. De Laurentiis ha parlato del fatturato della Juve («Cento milioni in più dateli a me, poi vediamo chi è meglio») e dell’addio di Higuain. «Prima o poi lo scudetto lo vinciamo, anche se i napoletani hanno conosciuto il tradimento». Sarri ha negato d’aver paura di volare. «Macché resa, sono passato dai dilettanti alla Champions». Spalletti ha reso onore ai rivali («Giocano un bel calcio») e dato la carica ai suoi. «Dimostriamo la nostra forza». Frasi di routine, nessun appello alla pace.