Roma, l'anti-Juve sei tu

16/10/2016 13:37

IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Oi Roma, oi Roma mia». L'avrebbero cantato, strafottenti e ubriachi di gioia, se gli avessero aperto il San Paolo. La squadra di ce l'ha fatta senza di loro, i tifosi, senza , Bruno Peres e gli altri infortunati, a un certo punto senza Juan Jesus e . E in quello stadio da oltre un anno - in campionato - non c'e riuscito nessuno a portar via tutto il bottino al di Sarri. La morale dello straordinario e, per molti ma non tutti, inaspettato trionfo giallorosso di ieri (il primo quest' anno in trasferta) e che vince sempre (o quasi) chi sa essere più squadra. La Roma di ieri lo è stata dentro e fuori: i gol di , le mosse di , il sacrificio, certo, ma l'immagine che dà il senso alla giornata è quella corsa zoppicante di per festeggiare il tris di . Tutti uniti, compreso un sorridente . Appena è tornata a giocare come un gruppo vero, la Roma ha battuto in serie e . Sei punti pesantissimi, che valgono il momentaneo secondo posto in solitaria, col vantaggio conquistato nel doppio scontro diretto. E, soprattutto, «obbligano» la Roma a riattaccarsi addosso l'etichetta di anti-. Ancora a debita distanza, per carità, ma le ultime due giornate dicono che la creatura di , per valori e potenzialità, può essere la prima inseguitrice in un campionato apparentemente già scritto.

LEZIONE TATTICA Qualcuno ha visto Callejon? Puòsembrare riduttivo, ma in fondo la chiave del match è tutta qui. L'ha stravinto , sempre vincente da romanista al San Paolo, con la seconda lezione di calcio consecutiva impartita al suo dirimpettaio: se De Boer c'era cascato portando tutta l' nella meta campo giallorossa e consegnandosi al contropiede dei velocisti giallorossi, ieri Sarri non è riuscito a innescare il suo asso spagnolo. L'uomo più in forma del campionato, forse appagato dal ritorno in nazionale spagnola, improvvisamente è diventato nullo tranne un sussulto iniziale. E' la conseguenza di una Roma «camaleonte» che ha spiazzato gli attaccanti del . La famosa difesa «a tre e mezzo» rispolverata da , con e larghi sulla linea dei mediani in fase di possesso ha allargato il campo giallorosso e ristretto lo spazio per lo spagnolo e Insigne: il primo non ha trovato il modo di scavalcare Juan Jesus, diligente nel rispettare i compiti assegnatigli alla vigilia («quando parte Callejon scappa subito all'indietro») , e supportato dai ripiegamenti del generoso . Dall'altra parte, quando il pallone lo gestivano gli azzurri, è scalato a ricomporre la linea a quattro difensiva, pronto a ribaltare l'azione non appena possibile. Una posizione ibrida che ha mandato in tilt i collaudati meccanismi napoletani. E poi quel Fazio ruvido e monumentale in mezzo, che ha cancellato Gabbiadini e gli altri entrati a seguire un po' a casaccio. Beccati due gol da (e potevano essere cinque), Sarri ha provato a copiare il suo «maestro» affidandosi all'attacco leggero, con Mertens e poi El Kaddouri centravanti. Ma a parte la capocciata di Koulibaly, il ha mostrato tanta conusione sul più bello e si è dovuto arrendere al secondo ko consecutivo in campionato. Della serie: lo scudetto è una chimera.

LA RIVINCITA DI EDIN Il «bidone», se qualcuno se n'è accorto, è capocannoniere. Sette gol in otto partite per , decisivo con l', dominante ieri e fa bene a pungolarlo nel post-partita perché già a questo punto del campionato il bosniaco doveva essere in doppia cifra per il numero di occasioni avute. Anzi, create, perché lui c'e sempre e c'era anche l'anno scorso, ma la buttava dentro poco. Grandi meriti da spartirsi con l'instancabile , il redivivo nonostante gli acciacchi e, in generale, con il cuore di tutta la Roma, che ora può tornare a sognare. Almeno per un po'.