17/11/2016 21:38
IL FATTO QUOTIDIANO (A. PADELLARO) - Vasta riprovazione per i fischi dello stadio Meazza all'inno nazionale tedesco prima di Italia-Germania. Ci associamo anche perché Joseph Haydn si applaude sempre. Leggiamo di "cose orrende"e "infamia" (Corriere della Sera) che però avvengono, da che mondo è mondo, in tutto il mondo, dove come è noto il patriottismo becero è un'ottima scusa per insultare l'avversario. Tuttavia l'idea di trasformare gli spalti di San Siro nel foyer della Scala sarebbe davvero un vasto programma, per dirla col generale De Gaulle. Ma se proprio si volesse procedere alla graduale rieducazione del tifo belluino si potrebbe cominciare con il sanzionare (o almeno con il biasimare) il simpatico coro che martedì sera si levava da curve e tribune ogniqualvolta il portiere tedesco Leno rinviava il pallone: "Meeerda". Il cui copyright, ne va dato atto, appartiene allo Juventus Stadium, qualche volta ululato dalle voci di giovanissimi tifosi e dalla loro innocenza giocosa. Esemplare l'aplomb del telecronista Rai, Antinelli, che mentre il ventesimo "meeerda" rimbomba vada tutti i televisori della penisola, come se nulla fosse continuava a descriverci le opere di Gundogan o il tackle di De Rossi. Non s'interrompe un'emozione. Ma allora decidiamoci perché se ci va bene il "meeerda" muggito al giocatore ospite, indignarci sugli inni nazionali non graditi appare non del tutto congruo. Poiché molto sta nel cogliere la differenza, per esempio, tra Ivan il Terribile che fomenta il nazionalismo serbo (con quel che ne precede e ne segue) sulle gradinate del Ferraris di Genova e un coro cosiddetto discriminatorio contro il Vesuvio (o forse a favore). Infami sono le aggressioni alle forze dell'ordine, ma cosa dire dei Daspo distribuiti a pioggia per coloro che cambiano posto allo stadio Olimpico: delinquenti anch'essi? È più che altro una questione di misura, di buon senso si diceva una volta. Per non rischiare di prendere fischi per fiaschi.