25/11/2016 16:18
IL TEMPO (E. MENGHI) - Missione compiuta, ma era il minimo sindacale per la Roma. «Abbiamo stravinto, ma è stato anche grazie alle parate di Alisson. Il confronto europeo – assicura Spalletti – è duro, ti guarda in faccia, ti costringe a sudare per vincere le partite». Per l’ad Gandini è «un passo avanti di cui siamo soddisfatti. Era fondamentale arrivare primi nel girone». Di grande aiuto è stata la vena realizzativa di un ispiratissimo Dzeko: «Il posto fisso – spiega l’allenatore – gli ha fatto bene, lui è uno che ti viene a dire quello che pensa, è tignoso. I due passaggi fondamentali per Edin sono stati l’uscita tra i fischi dell’anno scorso mentre entrava Totti applaudito. Il confronto con il capitano era difficile, se doveva lottare con lui non teneva il paragone. Un altro step c’è stato quando De Rossi l’ha difeso dopo un gol e si è sentito più a casa sua. Da lì si è preso delle responsabilità, ma deve diventare più cattivo». Con qualche mese di ritardo Spalletti ammette il sofferto dualismo che ha caratterizzato la passata stagione. Gli acciacchi del capitano (rientro nel derby) e la super forma del bosniaco stanno evitando il bis del problema. Capitolo futuro: «La società lo programma, io se non sono bravo voglio far invertire la mentalità, altrimenti non vinciamo nulla. Non ho mai allenato una squadra di bravi ragazzi come questa». Perotti al momento del gol di rabona è arrivato ad alzare le mani come per non appropriarsi della bellezza del gesto: «Io volevo crossare. Era importante segnare per me perché lo facevo solo su rigore. Dobbiamo giocare sempre così». Col Pescara ancora senza Manolas ed El Shaarawy: leggero stiramento per entrambi, rientro nel derby.