IL PUNTO DEL LUNEDI' - Beccantini: "Tanto tuonò che Wallace..." - Crosetti: "Più vuote le curve o certe teste?"

05/12/2016 16:56

LAROMA24.IT- La Roma si porta a casa il derby, battendo la Lazio per 2-0. I giallorossi cominciano male, ma nella ripresa salgono in cattedra con il centrocampo: prima e poi affossano le speranze biancocelesti. Lunedì prossimo lo scontro diretto col Milan, mentre la è ospite del Torino nel derby della Mole.

____

Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

____

IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

Il derby, si sa, va sempre oltre la vittoria o la sconfitta ottenuta sul campo. Gli effetti della stracittadina possono storicamente condizionare i protagonisti nel breve e medio periodo. L'aspetto più intricante della partita giocata ieri è proprio questo: scoprire quanto inciderà sul prossimo futuro di Roma e Lazio. Ovvio che la squadra di ne esca più forte, nella classifica e nel morale ma, alla luce dei due prossimi impegni (Milan e ), sarà interessante scoprire se la praticità e il carattere dimostrati nel derby sono qualità che caratterizzeranno anche il prossimo futuro. In sintesi: meno spettacolare nel gioco e in compenso più solida ed equilibrata. Mai nelle ultime stagioni la Lazio è arrivata al derby con la consapevolezza di giocarsela alla pari come ieri. Forse anche in vantaggio psicologico, visti il trend positivo (9 gare utili consecutive) e un maggiore equilibrio tattico. Tutto ciò è stato confermato nei primi 25' minuti di gioco, quanto meno fino allo sciagurato errore di Wallace. I dubbi nascono successivamente, quando subito il gol è svanita, incapace di reagire. La Lazio non esce ridimensionata, lo sarà solo se non riuscirà a trasformare la delusione della sconfitta in reazione positiva. Seppur non spettacolare sul piano tecnico è stato un derby intenso, sentito e scorbutico, come deve essere quello tra due squadre che puntano in alto, oltre alla tradizionale rivalità cittadina. In campo sono ammessi falli, reazioni nervose, perfino espulsioni, mai però si possono giustificare frasi come quelle espresse da Lulic nei confronti di . Affermazioni gravi, espresse a mente fredda, non con l'adrenalina ancora in corpo. Doverose e puntuali le scuse della società biancoceleste, così come inevitabile dovrà essere l'intervento della Procura Federale. Parole a sfondo razziale di quel tipo non possono essere tollerate e permesse a nessuno, oggi e mai.

___

LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)

Dieci secondi per precipitare indietro di cent'anni, un paio di frasi coatte in un'intervista a caldo (non è un'attenuante) che permettono al laziale Lulic di vomitare bieco razzismo addosso al giallorosso, e nero di pelle, . La frase sul tedesco di origine africana (da parte di madre) "che due anni fa vendeva calzini e cinture a Stoccarda" non solo avvilisce la scatola cranica del medesimo Lulic, ma lascia intendere quali pulsioni abbiano preparato e poi innervato il derby dell'Olimpico. Già era stata una settimana tristissima di provocazioni anche a sfondo etnico, nella solita cloaca che a Roma non si fa mai mancare niente quando si avvicina questa sfida, dalla pura violenza di certe radio alla tradizione fascista di certi personaggi, ed è un peccato che la Lazio non riesca mai a smarcarsi da questa immagine nera: ci voleva pure Lulic ad aggravare la situazione. Il derby di Roma, ricordiamolo, purtroppo è quella partita che un giorno venne interrotta dagli ultrà con la falsa notizia di un ragazzino ucciso dai carabinieri, e tutti i giocatori furono ostaggio di curve oggi vuote e chissà se poi è un male, visto chi le occupa. Ed è quella partita che non si può più giocare la sera perchè le cosiddette forze dell'ordine non riescono proprio a garantirlo: guerriglia, invece al pomeriggio va un po' meglio. E in effetti stavolta non si era picchiato nessuno, nessuno era stato accoltellato finchè quel genio di Lulic non si è lasciato scappare un concetto che evidentemente custodisce dentro di sè, e neppure troppo nel profondo. Tutto questo in un'Italia che già deve fare i conti col razzismo come arma anche politica, cavalcato da ultrà non meno pericolosi di quelli da stadio e da oggi, purtroppo, ancora più forti dopo il referendum. Davvero non ci voleva un poveretto con addosso una maglia da calciatore per dirci chi siamo, non tutti ma molti sì. Il gagliardo derby romano permette ai giallorossi di mantenere slancio e immutato distacco dalla . Partita viva e coatta insieme: più vuote le curve o certe capocce? Quello che tira l'acqua in faccia, quell'altro che invece tira la maglietta, il mischione gigante, quello dei calzini e delle cinture, quelli che dopo chiedono scusa come se bastassero tre righe a mettere in moto i tre neuroni residui. Il precipizio isterico e ignorante,con ultrà ben distribuiti tra campo e spalti, non si è comunque visto solo all'Olimpico, lì è stato solo l'imbuto, il tombino della fogna. Altro c'è stato: l'avvicinamento da guerriglia etnica sempre per Lazio-Roma, il becero striscione in cui i coatti juventini (categoria dello spirito, non geografica) fanno distinzioni sull'onore dei morti durante l'omaggio alla Chapecoense, il lenzuolo esposto a Nocera in omaggio a Genny 'a Carogna, altro bel personaggio di cui sarebbe bene perdere traccia ma non memoria. Sono già in piena forma, certi imbecilli: speriamo che abbiano programmato la preparazione per essere tonici e poi crollare in primavera. Per quanto riguarda le parole troglodite di Lulic, davvero non basteranno le scuse della Lazio: la prova tv, in questo caso l'intervista di Mediaset Premium, venga applicata per una lunga . La nostra società è già scossa e attraversata da sufficiente xenofobia per avere bisogno che un modesto calciatore peggiori la situazione, controllando le parole assai peggio del pallone (e comunque non stiamo parlando di , ma di Lulic).

___

CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

La ha fin qui dominato, non c’è stato mai un dubbio sulla sua superiorità, eppure restano due squadre a soli 4 punti, pochi per un dominio. Soprattutto se una di queste è il Milan, squadra poco decifrabile a questi livelli, più sorniona che prevalente, ma regolare come un piccolo martello. Nelle ultime 13 partite ha perso una sola volta, la e la Roma tre. Non c’è una sola squadra che abbia i sintomi di uno scudetto classico. Tre sconfitte in 15 partite sono fuori regime, come lo sono i gol subiti. È come se la stagione fosse piena di squadre imperfette, dove la non è la più forte per abbondanza, ma semplicemente la meno imperfetta. In un campionato regolare Roma e Milan avrebbero più distacco. Hanno messo in mostra fatiche e limiti non da primato in classifica. Mentre la ha perso troppo, una discordanza netta con la forza di cui tutti l’accreditiamo. Questo dipende dalla qualità media del torneo, pessima nella seconda metà della classifica, dove giocano squadre che danno punti a tutti. Mentre la prima parte è fatta di squadre con buona qualità (Sampdoria, Lazio, Atalanta, , Torino, , la stessa ) contro cui oggi si può perdere senza scandalo. Va da sé che la è la migliore, ma non ha ancora trovato una squadra stabile, un modello di gioco sicuro. Naviga sui picchi, ma a volte scivola. La stranezza statistica è tale che sembra possibile parlare di un campionato unico nel suo genere. Andrei molto piano con i pronostici, almeno per un po’.

___

IL TEMPO (G. GIUBILO)

non è soltanto l'eroe del derby, con quel colpo da opportunista che ha messo la partita in discesa per i giallorossi. La sua esperienza drammatica, le sue sofferenze, la sua voglia di tornare in primo piano, gli hanno dato anche la saggezza del vecchio della montagna. Facile capirlo da come ha spiegato l'atmosfera di una stracittadina, una di quelle partite che, a parere suo, si giocano per non perderle, in modo da evitare pericolosi contraccolpi. Non e ragionevole cercare a tutti i costi la vittoria, a rischio di perdere un appuntamento tra quelli fondamentali della stagione. La lucidità con la quale ha allontanato sul disimpegno suicida di Wallace, testimonia il grado di maturità raggiunto da un atleta che non rinuncia ai suoi tesori di esperienza, anche quando la condizione fisica non è ancora quella ideale. Ha spiegato, , che l'importante in una stracittadina e soprattutto evitare di prendere gol e poi tentare di cogliere gli attimi favorevoli, per girare l'esito della gara a proprio favore. Certo la Lazio ci ha messo del suo nel determinare un risultato che alla fine si e rivelato pesante. Non soltanto il disimpegno folle di Wallace, ma anche la poca reattività di Marchetti sul destro rasoterra di , che ha messo la parola fine a una sfida che la Roma ha portato a casa con pieno merito, senza soffrire più di tanto, tolti i primissimi minuti. Ma anche il primo tempo, era stato complessivamente giocato all'insegna del reciproco rispetto, con i due portieri praticamente disoccupati: segno di un comune intento di non concedere spazi larghi ai contrattacchi degli avversari. Perla Roma, motto importante avere consolidato il suo secondo posto, e il prossimo turno concederà l'occasione di staccare anche il Milan, che tuttora è alla pari con loro in classifica. Mentre il distacco non eccessivo, come i quattro punti attuali, non testimonia abbastanza quella che rimane una superiorità ingombrante da parte della , che ha perso anche quest'anno tre partite, ma non per questo sembra disposta a fare concessioni a chi insegue. La sua capacità di sfruttare ogni spiraglio disponibile, sembra porre al riparo il suo primato, nonostante le ambizioni dei nemici di turno. Anche perchè, allo Stadium, dovrà rendere visita la Roma tra due giornate, nel durissimo cammino di dicembre che il calendario le propone. Sara, per la Roma, un test di maturità tanto più affascinante, in quanto più impegnativo.

___

IL FATTO QUOTIDIANO (R. BECCANTINI)

Tanto tuonò che Wallace. Il derby lo firma il cucchiaio di , ma lo decide il brasiliano con un errore che vale il celeberrimo autogol di Negro. L'agio era tale che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, tranne quella che ha fatto: rischiare il dribbling. Il raddoppio appartiene ai pruriti balistici di e ai riflessi pesanti di Marchetti. Zero a due. E cosi, niente sorpasso della Lazio e, al vertice, nessuna nuova: 36, Roma e Milan 32. All'Olimpico tutto liscio e tutto in equilibrio fino alla papera della svolta. Dopodiché, mega rissa: protagonisti, e Cataldi. L'olandese getta acqua sul fuoco, letteralmente, e il laziale, dalla panchina, reagisce: l’arbitro espelle Cataldi e grazia . Dagli spogliatoi, il seguito. "Fino a due anni fa vendeva calzini e cinture a Stoccarda", parole e musica di Lulic. Provocato o no, questo e razzismo. E' stato un derby ispido, molto tattico, senza padroni, con pochi tiri e un episodio, uno solo, da referendum: Biglia su Bruno Peres, fallo o non fallo, rigore o punizione. Banti prima dice rigore e poi, previa assemblea di condominio con Calvarese, il giudice di porta, punizione. Verrà la Var (video assistant referees) e, magari, ci darà una mano. Troppo leggera, la Lazio di Inzaghino. E troppo isolato, , nella Roma orfana di . Le difese, imbottite, hanno a lungo ingolfato e sabotato le manovre. La Lazio era partita meglio, ma di vere e proprie palle gol nemmeno l'ombra, se escludiamo una fucilata di Immobile fuori bersaglio. Il quale Immobile, pur di stanare e Fazio, ha finito per sguarnire l'area. Mi sarei aspettato di più da , che ha patito le ante di , e da Felipe Anderson. Non perdeva, la Lazio, dal 20 settembre (Milan). L'harakiri di Wallace l'ha stecchita. Il tempo per rimediare non sarebbe mancato, e mancato tutto il resto. La Roma, da parte sua, ha colto l'attimo. Non bella, a tratti contorta, quasi mai alla merce degli avversari, neppure nei frangenti più scabrosi (all'inizio, in particolare).

___

IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)

A Roma il derby è Caput mundi, è più importante di mafia capitale e del referendum, è una guerra per bande. In campo i calciatori si insultano, provocano, guitti miserabili delle loro sceneggiate, come , un olandese che si e adeguato al clima gentile. Finita la contesa, scaricano la loro ignoranza davanti alla stampa. Il raffinato Lulic ha definito il tedesco
«uno che vende-va calzini e cinture», quindi l'alle-natore della Roma ha aggiunto alcune considerazioni da zitella inacidita.
ha difeso, in tivvù, il "suo" contro chi rompe continuamente i c..., poi ha annunciato che oggi aprirà le porte degli allenamenti per vedere quelli che lo prendono per il c... Ormai sono saltate le marcature, liberi tutti di mandarsi a dar via l'organo, in diretta televisiva o tra-mite altri media. Si usa la parolaccia non conoscendo la parola. Cinque anni fa, Edy Reja aveva cosi riassunto: «
A Roma il quadro buono ma la cornice e marcia». Ora non c'è più nemmeno il quadro, visto l'Olimpico semivuoto.

___

GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO) 

La Roma dovrà comprare un vice-, ma è già ben attrezzata per reggere il ruolo di anti-. Molto di più del Milan, di cui però non ha la fame per lottare a terra quando serve. Infatti ha già sperperato tanto in provincia. Però ha la qualità: miglior attacco, 35 gol, 3 più della . Ieri ha sofferto nella prima parte del derby, poi lo ha sbancato con e . Centrocampisti, come dire: qui nessuno è orfano di . ormai è ben piantato nell'organismo. Higuain non ancora. cercherà di usare il Milan come trampolino per poi zompare addosso ad Allegri nello scontro diretto del 17 allo Stadium, sperando in un aiuto del Toro domenica. La sabato è parsa imbattibile, ma chi può escludere altri cali di tensione tipo Marassi?

___

LEGGO (R. BUFFONI)

La Roma vince un derby complicato dall’infortunio di e giocato veramente in trasferta, vista la netta e inedita inferiorità di tifosi allo stadio. Non era facile battere una Lazio galvanizzata dalle 9 partite utili consecutive e super motivata dal digiuno lungo tre anni. è riuscito a domare il rampante Inzaghi grazie alle impennate dei suoi due gladiatori: e . Quest’ultimo esemplare nel lavoro di guastatore su Biglia e su tutta la fascia mediana. A completare il riuscitissimo quadro giallorosso, la prova super di Palmieri. La Lazio ha toccato con mano i suoi limiti: tre sconfitte con le tre squadre che la precedono in classifica non sono un caso. Inzaghi però non deve buttar via nulla di quanto fatto finora. Va invece gettata nell’immondizia la frase razzista (da ) di Lulic su . Parole che offendono il giocatore tedesco, ma che infangano anche la S.S. Lazio, parte di una Polisportiva fra le più nobili al mondo. Il club si è scusato subito. Avrebbe dovuto farlo anche dopo la «guerra etnica» evocata da un tifoso a Formello. Questo genere di deliri sono contagiosi: non vanno applauditi o snobbati, ma sradicati.