19/12/2016 14:14
LAROMA24.IT - Un lunedì amaro per la Roma, sconfitta nello scontro diretto con la Juve e con Lazio e Napoli che si sono avvicinate alle sue spalle. Il ko dello Juventus Stadium appare rimettere in discussione solo il posto di inseguitrice ai bianconeri che ora hanno un vantaggio consistente sulle dirette inseguitrici.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Se non ci fosse la Juventus, il campionato sarebbe più bello. L’equilibrio alle spalle dei bianconeri è tale da lasciare immaginare una lunga ed entusiasmante volata per l’assegnazione dei posti che contano fino all’ultima giornata. La squadra di Allegri invece c’è e si merita tutti i complimenti possibili. La Juventus è la squadra più forte, logico e giusto che dopo 17 giornate abbia già un largo margine, nonché sia campione d’inverno con due turni d’anticipo. All’opulenza della rosa, e quindi delle scelte a disposizione del tecnico, aggiunge uno strapotere fisico/mentale unico nel nostro torneo. Mandzukic e Sturaro gli esempi più rappresentativi. Nella gara contro la Roma erano dappertutto. Li vedevi ringhiare al limite della loro area, e subito dopo fornire assist o concludere pericolosamente in quella avversaria. La vittoria della Juventus sulla Roma non è stata il frutto di una differenza tecnica, bensì temperamentale e agonistica. E’ questo ciò che, più dei punti in classifica, crea il vero solco con Roma e Napoli, le due squadre tecnicamente più vicine ai bianconeri, figuriamoci con tutte le altre. La Roma sconfitta allo Stadium si è dimostrata comunque più solida di altre volte. E’ vero che Szczesny ha reso il risultato meno pesante, ma non si è smarrita, né ha dato segni di isteria come accaduto in altre trasferte torinesi. Un segnale di crescita però non ancora sufficiente a colmare il gap. Testa e gambe, come dimostra la Juventus, sono tra le chiavi principali per il successo. Sono loro che ti permettono di correre su ogni pallone come fosse l’ultimo a disposizione, che non ti fanno accontentare dei successi ottenuti e reagire con rabbia alle sconfitte.
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CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Per quelli che dicono che il campionato è già finito sarà sufficiente che la Juve non giochi il prossimo turno (come sarà) per dire che le avversarie hanno ridotto le distanze e tutto ricomincia. La Juve è la più completa e ha avuto forse più infortuni degli altri. Si parla molto di mentalità, ma quella viene vincendo, non si nasce intelligenti nel calcio, lo si diventa con i risultati. Qualcun altro può trovare per strada questa traccia di personalità. Al momento ci sono alcune certezze: la prima è che la Juve ha una struttura di squadra lontana da chiunque. È in testa senza che Dybala abbia davvero cominciato, senza che Pjaca sia sceso in campo, con Marchisio che ha ripreso da pochi giorni, con Pjanic che ha vagato tra gli schemi, Bonucci e Barzagli fuori e Mandzukic che lotta per non uscire. Seconda cosa, il Napoli gioca meglio della Juve ma solo quando gioca benissimo. Le altre volte fatica, infatti ha perso molto. Il Napoli è quella che più ha i sintomi dell’avversario vero, ma ha 8 punti di ritardo. Sono tre partite reali di vantaggio su 21, tanto. Il Napoli però cresce, risolve i suoi problemi, aggiunge giocatori. È una grande squadra maniacale contro una Juve che va via di complesso e individualità. Può giocare male e vincere, è successo tante volte. Questo non è un difetto, anzi. Nessuno gioca davvero bene oggi in Europa. Non si gioca meglio, si gioca in modi diversi. Nel suo genere la Juve è unica anche nel continente. Terza cosa, l’involuzione della Roma. Invece di crescere è rimasta chiusa nella sua parabola. Pjanic le manca perché Nainggolan non lo sostituisce, lo integrava. E De Rossi con Strootman fanno un lascito pesante alla velocità del gioco. Con le grosse squadre manca palleggio, invenzione e precisione nel passaggio finale. La Roma può battere tutti ma va in difficoltà con troppi. Per un gioco inevitabile del Caso, sarebbe da scudetto con il Totti di qualche anno fa. È esattamente il giocatore che le manca, ma è tardi per tutti.
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GAZZETTA DELLO SPORT (A. BOCCI)
Dietro la Juve padrona succedono tante cose e la corsa delle inseguitrici sembra più che altro una staffetta. Stavolta si è fermata la Roma di Spalletti annichilita dalla freddezza dei pentacampioni, e allora ecco che il Napoli si rifà sotto per prendere il testimone. Sembra la fotocopia delle ultime stagioni, con tre allenatori toscani che più diversi di così uno dall’altro non potrebbero essere. Allegri guarda tutti dall’alto, però dovrà risolvere qualche problema alla ripresa del campionato: vincere la Supercoppa contro il Milan potrebbe rafforzare il già straordinario ego dei suoi giocatori, ma con il ritorno di Dybala qualche dilemma tattico si porrà.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
La Juve di Higuain è una perfetta macchina di distruzione. E quel gol, che gol. Il più bello da quando il Pipita sta a Torino, il raddoppio di se stesso nella medesima azione dove i Gonzali dentro la difesa della Roma sembravano due se non tre. Come andare oltre un simile uragano? [...] In qualche modo ci si aggrappa a un minimo di incertezza, forse illusoria, visto che quasi tutto è già deciso a Natale.
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LEGGO (R. BUFFONI)
Il caso Gerson, passato dall’essere considerato acerbo anche per l’Europa League a titolare nel match scudetto allo Juventus Stadium, è il giallo calcistico di Natale. Mistero destinato a restare insoluto. Non c’è stato effetto-sorpresa, perché la Juventus è partita come al solito fortissima, andando al tiro dopo una manciata di secondi e in gol dopo 14 minuti. Con lo svantaggio immediato, poi, non ha avuto più senso la “marcatura” su Alex Sandro. Col cambio di campo è calato il sipario sul sabato sera da sballo del 19enne brasiliano, fiore all’occhiello della gestione Sabatini. L’ex ds in una delle sue recenti esternazioni, oltre a pungere Pallotta ha infatti minacciato di portarsi via Gerson. Già prima di Juve-Roma, però, sarebbe stato difficile per i giallorossi rientrare dei 19 milioni sborsati per strapparlo alla Fluminense. Meglio sarà per Gerson accettare di andare in prestito, per giocare con continuità e crescere. Prestito (al Frosinone) rifiutato un anno fa dal padre-procuratore. Ma anche lui sabato sera si sarà reso conto di quanto tenero sia il suo pargolo al cospetto di chi mangia pallone, erba e talenti acerbi mandati allo sbaraglio.
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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
La Juventus è campione d'autunno. Le mancava soltanto questo. Non ha dovuto attendere l'invemo, dunque il ventuno di dicembre, ha provveduto a chiudere la pratica con qualche giorno di anticipo. Paradosso per spiegare lo strapotere bianconero che ribadisce i risultati incredibili dell'ultimo quinquennio. Il campionato non è finito ma sfinito dalla ferocia della squadra di Allegri, ferocia fisica più che tattica, ribadita nella sfida con la Roma, dove la differenza è stata segnata proprio dal senso di forza, psicologica e fisica dei campioni mentre di fronte le chiacchiere di giorni, settimane e mesi si sono sciolte nel nulla, nella resa, nella sconfitta. Non c'era bisogno della prova tv per capire che la Juventus fosse la migliore del gruppo ma la stessa Juventus sta facendo meglio di se stessa, tornando a una forma antica e vincente di grammatica calcistica, moltissima sostanza e la forma quando serve. Non certo una squadra di bellezza e spettacolo ma questi due sostantivi non risultano presenti sugli almanacchi, di qualunque sport. Contano i fatti, contano i punti, i gol e, infine, le vittorie e quando se ne assommano venticinque nelle partite giocate allo Juventus Stadium allora qualcosa, oltre al record, significa. Significa che la serie A bipolare: da una parte la Juventus che si allena per la Champions, dall'altra il resto delle partecipanti in coda per un posto in prima fila davanti al palcoscenico occupato dai campioni. C'e un gran vociare in platea e spesso confonde le idee. La Roma avrebbe un'opzione di prenotazione ma spesso si avvita attorno alle prediche del suo allenatore che anche a Torino ha dimostrato di essere di temperatura diversa dal gruppo che gestisce, bastava osservare, nei minuti finali, il suo sguardo fisso, da museo delle cere, mentre, cinque metri più in là, il suo collega vincente, dava di matto con i suoi (Cuadrado e Khedira) improvvisamente paurosi e impauriti. Lo stesso Spalletti ha ammesso di avere perso contro una squadra di cannibali che aggredivano comunque l'avversario. Qualunque riferimento alle cavalcate di Mandzukic di contro al passo sulle uova di Dzeko, era puramente voluto. Mentre la chiesa della Roma torna nella periferia del villaggio (quella della "chiesa rimessa al centro del villaggio" fu una delle frasi bibliche del violinista Garcia, altro idolo vanesio, come Zeman, del popolo giallorosso), il Napoli di Sarri sta riprendendo forma e sostanza […].