19/12/2016 13:16
LEGGO (F. BALZANI) - Il senso dell’effimero torna ad aleggiare su Trigoria e una domanda, che ha accompagnato le ultime tre stagioni della Roma, diventa di nuovo attuale: puntare ancora la lontanissima Juve o guardarsi le spalle da concorrenti sempre più vicine e agguerrite, col Napoli in primissimo piano, ma anche con la Lazio a un punto? Un quesito che con Garcia arrivava se non altro a inverno inoltrato. Nel 2013-2014, infatti, erano 5 i punti di distanza dai bianconeri alla 17ª giornata. L’anno dopo era solamente uno, mentre la scorsa stagione era a -4 dall’Inter capolista. Oggi sono 7, una enormità considerando che non siamo nemmeno a Natale.
Lo sa anche Spalletti apparso frastornato dopo la sconfitta di sabato sera allo Juventus Stadium dove la Roma ha rimediato solo brutte figure: 7 sconfitte su 7, appena 3 gol fatti (solo il Napoli tra le big ha sempre perso a Torino dal 2011 ad oggi). Ora il rischio è che possa ripetersi l’effetto post-Porto. E che quindi alcuni giocatori stanchi di lottare per “l’Europa League” del campionato (ovvero il secondo posto) possano perdere stimoli e fame. «La matematica dice che si può fare, non è finito niente», ha detto sabato il tecnico e questi concetti li ha ribaditi alla squadra ieri mattina.
Motivazioni a parte contro la Juve si sono rivisti i problemi offensivi che hanno contraddistinto le ultime 4 gare della Roma: contro Lazio, Milan, Astra Giurgiu e Juve sono arrivati infatti solo 10 tiri in porta complessivi e appena 3 gol (il Napoli ora ha il migliore attacco con 37 reti). E si è rivista anche una voglia incomprensibile di stupire da parte di Spalletti che ha preferito l’acerbo Gerson a Salah, El Shaarawy e Iturbe. Una partita, quella di sabato, che ha spaccato la tifoseria tra chi ha visto una Roma più “vicina” tecnicamente alla Juve rispetto al passato e chi ha notato la differenza di mentalità sposando il pensiero di Szczesny: «La differenza tra noi e la Juventus non è tecnica, ma di mentalità. Mi dispiace dirlo però servono più uomini e meno ragazzi». Il portiere è stato il migliore in campo per la 2° partita di fila, e paradossalmente è l’unico di cui la Roma non detiene il cartellino. Le sue parole hanno fatto rumore in uno spogliatoio fin troppo umorale. Che effetto avranno?