15/01/2017 14:33
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Forse l’inverno l’ha fatto sentire per la prima volta davvero umano. Una cosa è certa: il 2017 che è appena iniziato costringerà Francesco Totti a scegliere se diventare grande oppure no. Di fronte ha un bivio: continuare ad allenarsi ogni giorno, con il freddo ogni anno più pungente, per continuare a fare quello che sognava da bambino, il calciatore. Oppure sedersi - materialmente - e accettare la scrivania che il contratto da dirigente già in tasca gli garantisce.
È la prima volta che il capitano della Roma deve pensarci davvero. Un anno fa, quando qualcuno sommessamente gli suggeriva di farlo, lui scuoteva la testa: «Gioco un altro anno». Non stavolta: un dolore all’anca, un risentimento al tendine d’Achille, in mezzo una brutta influenza con ricaduta che qualche malizioso ha persino voluto guardare con sospetto: tutto in poche settimane. I primi sintomi d’usura in un corpo bionico che da undici anni sopporta senza soffrirne una placca di metallo infilata nella tibia e ha superato la frattura del perone, un intervento al crociato e qualche centinaia di infortuni muscolari. Ha deciso di regalarsi del tempo: appuntamento a primavera, almeno altri due mesi prima di capire se la sua storia con la Roma finirà il prossimo 28 maggio all’Olimpico contro il Genoa oppure proseguirà ancora un anno.
Certo rispetto a quando, due anni fa, giocava con la febbre a Cagliari per non lasciar soli i ventenni Verde, Sanabria, Paredes, pare passata un’eternità. Oggi si accomoderà sulla gelida panchina di Udine senza sapere se Spalletti gli chiederà ancora di dargli una mano: l’ultima volta in campionato il 27 novembre contro il Pescara, con un solo minuto festeggerebbe le nozze d’argento con la sua Roma, il 25esimo anno solare in campo. Prima di decidere aspetterà la passerella di Sanremo - quasi un antipasto delle attenzioni che la tv promette di dedicargli “dopo” - ma soprattutto il ritorno in campo. Per vedere se dopo tutti quegli acciacchi invernali riesce ancora a sentirsi utile.
Appuntamento con Pallotta (o il dg Baldissoni) non prima di marzo, quando la Roma si troverà a discutere con Spalletti per capire se il tecnico deciderà di rinnovare il contratto oppure cederà a qualche chiamata invadente da Premier e serie A. Nell’agenda densissima del presidente comparirà a fine stagione pure l’appuntamento con De Rossi: vice capitano in scadenza come il capitano e il tecnico, tre colonne senza futuro (ancora). Pure lui deve scegliere: concedersi un esilio dorato negli Usa o discutere con il club un prolungamento per spalmare i 6 milioni annui di oggi su due annualità. Un consiglio, magari, farà in tempo a chiederlo a Totti.